E’ una giornata, la quattordicesima di stagione, che verrà ricordata a lungo, per i botti “sparati” e per quelli che non sono esplosi per un nonnulla.

Iniziamo ovviamente da Marassi, dove un Genoa in formato deluxe fa fare una gran brutta figura ad una Juventus presuntuosa ed inguardabile; da quanto, almeno in Italia, i bianconeri non prendevano tre reti in appena ventinove minuti e subivano una sconfitta così pesante e senza attenuanti?

Il Genoa ha indubbiamente giocato secondo le sue principali caratteristiche: corsa e grinta, ma la Juve ha fatto davvero di tutto per esaltare i rossoblu, a cominciare dall’errore di Bonucci sul vantaggio dei ragazzi di Juric; come può un calciatore così esperto commettere una leggerezza sesquipedale e lasciare la propria trequarti alla mercé degli avversari?

Ma è stata tutta la formazione Campione d’Italia ad essere in giornata negativa, compreso mister Allegri che ha varato una formazione senza logica, parsa fin da subito anche poco attenta e concentrata; vero, ad esempio, che Higuain non può giocare sempre e comunque, ma perché spendere novanta milioni se poi chi è costato l’enorme cifra finisce spesso in panca? Davvero la Juve, questa Juve, può rinunciare al proprio bomber con così tanta leggerezza?
Sarà solo un episodio e le partite che contano arriveranno da febbraio/marzo in avanti, ma la Juve gioca male, anzi, non ha un gran gioco (almeno non da grande squadra) e deve ringraziare la pochezza complessiva delle avversarie, considerando che è una boutade, ma da inizio stagione quando dall’altra parte non si “scansano”, per Buffon e compagni son dolori.
Accorciano le distanze dalla vetta Milan e Roma, ma che brividi e che giornata fortunata per entrambe; il Milan gioca un primo tempo da dimenticare ad Empoli e ringrazia la scarsissima vena al tiro della banda Martuscello che, avesse precisione occuperebbe ben altro posto in classifica; Maccarone, Saponara e c. creano ma poi distruggono con le proprie mani (chiedo scusa, piedi) ed alla fine il Diavolo fa una gran figura e porta a casa tre punti e più di un brivido di paura.

La Roma invece parte sparata ed in dieci minuti sembra chiudere l’incontro, ma poi si addormenta ricadendo nel solito errore di deconcentrarsi, rischiando di ridestare un Pescara che però non sa approfittare di questo anticipo natalizio dei ragazzi di Spalletti e torna a casa con i soliti complimenti ed una nuova, ennesima, sconfitta.
Anche Atalanta, Lazio e Torino, proseguono la loro marcia vittoriosa pur con qualche differenza nelle loro vittorie; i bergamaschi lasciano solo le briciole (la traversa su punizione di Viviani) ad un Bologna che nel secondo tempo scende in campo con le maglie “vuote” e non tenta la benché minima reazione ad una sconfitta ormai scritta; giocano bene e con personalità gli orobici di Gasperini ed il prossimo turno sono attesi ad un esame di maturità in casa della Juventus; l’Atalanta non è il Leichester, ma certamente merita tutto quanto ottenuto sin ora.
Vince la Lazio a Palermo (alla settima sconfitta casalinga su sette incontri) senza strafare ma anche senza rischiare più di tanto; i rosanero, salvatisi già l’anno passato per il rotto della cuffia, per provarci ci provano, ma appena i biancocelesti alzano un tantino il ritmo, dimostrano tutta la loro pochezza ed il bravo Posavec serve solo per tenere il risultato ai minimi termini e null’altro.

Il Toro vince invece senza giocare una gran partita e soffrendo un Chievo che Maran manda in campo abbottonato ma bravo nel far girare palla ed esperto nel cercare di spezzare continuamente l’azione avversaria; sulla partita incide in modo evidente il pessimo arbitro Chiffi, che inizia il proprio show sul primo affondo granata, ignorando un’entrata fallosa, in area, su Ljajic, ed evitando allo stesso il rosso sulla reazione avuta.

Il prosieguo è da sagra dell’orrore (arbitrale) e dopo un paio di azioni da rigore (non viste o mal giudicate?) per i clivensi, il buon Chiffi decide che qualunque cosa succeda i gialloblu non devono più avere punizioni contro, ignorando il gioco “abbatti l’orso” continuamente perpetrato ai danni di Belotti, cui viene negato persino un angolo, dopo che il difensore avversario tocca la palla almeno due volte senza che ci siano conseguenze.
La partita non è stata spettacolare, ma rovinarla così malamente da parte di uno che viene pure considerato “emergente” dall’AIA, è davvero troppo; fortuna che ci ha pensato Iago Falque a far vedere una perla rara ai propri tifosi, con una rete (quella del 2-0 provvisorio) splendida per preparazione ed esecuzione.
Il resto è noia… no, scherzo parafrasando il poeta, perché il Cagliari batte l’Udinese e risale in classifica dopo una sequenza di troppe sconfitte e valanghe di reti subite; Rastelli e Del Neri possono stare tranquilli e giocarsela senza troppi patemi, dietro non muovono un passo e per quest’anno la salvezza non sarà certo un problema.

La Sampdoria del “maestro” Giampaolo non va più in là del pari in quel di Crotone, raggiungendo i rossoblu sul finire e dimostrando ancora una volta l’altalena delle prestazioni dei blucerchiati, troppo discontinui per ambire a posizioni di testa; mentre i crotonesi si fanno ancora e sempre rimontare quando le forze si spengono, e non parlo solo di forze fisiche, perché sono molto di più quelle mentali a creare difficoltà ai ragazzi di Nicola; la Serie A è un sogno per la Società calabrese, ma a volte i sogni sono troppo grandi per chi li vive.
Finisco con Napoli-Sassuolo ed Inter-Fiorentina; gli azzurri dominano ma su due tiri subiti in novanta e più minuti, arrivano una traversa ed il gol di Defrel che vale il pari, insieme all’ennesima prova negativa di Gabbiadini e di immaturità d’insieme di una formazione che manca non solo di cinismo; giocare bene è una gran cosa, ma bisogna vincere, altrimenti a cosa serve?

La gara del Meazza è invece strana come solo le prestazioni nerazzurre ci hanno abituato a vedere; partenza a razzo e tre reti nel … “burro” della difesa viola, cui segue il solito black out e, con la Fiorentina in dieci, il rischio di essere recuperati! Pioli ha un gran lavoro davanti e chissà se è davvero l’uomo giusto per un compito così gravoso?

Il 4-2 finale è figlio di una Fiorentina che ancora deve capire ci si debba difendere (occasioni gol regale in quantità industriale) e con un Sousa ormai inviso non solo dalla tifoseria, ed è figlio del signor D’Amato che ad inizio carriera pareva destinato a diventare un buon arbitro mentre invece, strada facendo, sembra aver smarrito la bussola e pure il regolamento, ma d’altra parte, cosa aspettarsi da una categoria che ha Nicchi a guidarla? Visto l’andazzo potrei scommettere che una volta ritirato il fischietto anche D’Amato farà carriera!

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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