Le 25 foto in mostra a “Quando l’ingiustizia bussa alla porta”, 100 giorni di mobilitazione per i bambini di Lodi, non sono solo semplici immagini!

Il fischietto della bimba, le contestazioni al microfono, la donna egiziana intervistata dal corrispondente del New York Times, approdato a Lodi per raccontare l’iniquita’ del Regolamento, le interviste dei tg, i raduni, tutto, fa si’ che la mente evochi i suoni di quella che e’ stata la storia vissuta dalla citta’.
E ci si immerge nel ricordo dei fatti di cronaca della lotta del “caso mense”, condotta dal coordinamento UGUALI DOVERI.
La suggestione, data dall’esposizione su una sorta di impalcatura, tra gli stessi strati di materiale da imballaggio usati per sedersi a terra, durante la protesta, porta in figura la sensazione che si tratti di un cantiere ancora in essere.

Nella prefazione al catalogo della mostra Moni Ovadia spiega perche’, a suo parere, il caso Lodi e’ cosi’ rilevante.
L’Articolo 10 della Costituzione dice che “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle liberta’ democratiche garantite dalla Costituzione Italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Diritto d’asilo significa che si ha diritto di essere trattati come cittadini italiani, di essere riconosciuti come essere umani, con pari dignita’ , e pari diritti.
La dignita’ appartiene agli uomini fin dalla nascita, e non puo’ non essere rispettata, la dignita’ di un bambino poi , che rappresenta il futuro, rappresenta il cuore del “senso della vita”.

L’essere minoranza, non deve e non puo’ mai, essere considerata condizione minore, ma, al contrario, garantire il funzionamento della democrazia.
Proprio quando liberta’, e diritto di parola vengono rispettati, allora e’ il trionfo della democrazia, perche’ sono le minoranze che cambiano il mondo.
La storia di Lodi ci racconta che un giorno, Mariam, Tariq, Marisol e molti altri bambini non potevano piu’ mangiare alla mensa della scuola; non potevano piu’ prendere lo scuolabus, non potevano piu’ andare al nido, perche’ i loro genitori non avevano di che pagare la tariffa massima per questi servizi.
In realta’, non avrebbero neppure dovuto pagarla, perche’ il loro reddito prevedeva che pagassero il minimo, come tutti gli altri residenti in citta’, italiani e stranieri comunitari, nella loro stessa condizione economica.

Ma a Lodi e’ successo un piccolo miracolo di coraggio: si e’ costituito un coordinamento, che si e’ voluto chiamare “Uguali Doveri” che e’ riuscito a dare voce a questa grande verita’: che i concittadini egiziani, marocchini, tunisini, ecuadoregni, nigeriani, indiani, sudanesi , o peruviani, volevano assolvere il dovere di pagare i servizi scolastici, senza sconti e senza eccezioni, perche’ volevano vivere in questa citta’ e in questo Paese come onesti cittadini, ma senza subire discriminazioni.
Questa mostra nasce dopo la festa per la sentenza, pronunciata dal Tribunale di Milano, il coordinamento UGUALI DOVERI ha deciso poi di raccogliere il materiale fotografico a disposizione, e di unirlo in un racconto per immagini, che serve a testimoniare questo “viaggio di giustizia e di “dignita’ delle genti”.
I protagonisti di questo viaggio per immagini, LUCA ALFIERI, FEDERICO GAUDENZI, MIKI GOLDEN, SIMONA IURLARO sono , coni loro “scatti”, messaggeri autentici di una presa di coscienza, di una mobilitazione, di una vittoria, che ha coinvolto moltissime persone, in tutta Italia, e che meritava di essere fissata nella memoria.
Io ho ricevuto in dono da MiKi Golden questo catalogo, e sono emozionata di scrivere queste righe, che parlano di diritti, di giustizia verso i piu’ deboli, e quando sfoglio le immagini capisco che e’ da questa contaminazione di sguardi che e’ nata la mostra, ognuno di loro ha adottato il suo stile, e ha utilizzato la sua tecnica fotografica. Ma non sta anche in questo il grande valore aggiunto?

E’ sempre la diversità ad unire, a mettere insieme, a darsi coraggio per affermare la dignita’ di esistere, e allora queste fotografie ci narrano che il prototipo di una storia puo’ accadere ovunque, puo’ accadere di nuovo, con altri protagonisti, e altri diritti da mettere in discussione.
Ma l’importante e’ lasciare tracce, perche’, come dice Moni Ovadia, bisogna proseguire, perche’ e’ in gioco una questione fondamentale: la legalita’ non si puo’ sostituire alla giustizia, ma deve essere lo strumento per fare giustizia.

Il tempo della delega e’ finito.

A cura di Sandra Vezzani editorialista

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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