Sorpresi dalla scelta di chi è il terzo dei “protagonisti” della nostra rubrica? Diciamo che ai più giovani la scelta di Scopigno può apparire misteriosa, mentre non lo è certamente per quelli che hanno ormai i capelli grigi o per chi, in questi tempi di casalinga reclusione da virus, segue la tv, magari senza farsi “dilettare” dai programmi demenziali e preferisce qualche scelta sportiva, anche datata, ed allora di questo personaggio “un po’ così, con quella faccia un po’ così ….” che è stato Manlio SCopigno.

Nato a Paularo, in Friuli-Venezia Giulia, il 20 novembre del 1925, Scopigno si trasferisce ben presto a Rieti, sede di lavoro del papà che era Guardia Forestale, iniziando a giocare al calcio nella formazione reatina, nel ruolo di terzino ed esordendo in Serie C nella stagione 1946/47; il giovanotto gioca in un ruolo dove, all’epoca, si puntavano più le gambe dell’avversario che non il pallone, ma si distingue per il proprio stile, ben diverso da quello dei terzini di quel tempo.

Dopo due stagioni è la Salernitana ad acquistarne il cartellino ed in Campania Manlio si ferma sino al 1951, risultando nella sua stagione d’esordio in granata, protagonista d un episodio curioso: nella partita contro il lecce, il portiere De Fazio si infortuna ed è costretto ad uscire; visto che all’epoca non c’era la possibilità di sostituirlo, fu proprio Scopigno a prenderne il posto, con la conseguenza di incassare le reti del 4-0 finale per i leccesi.

L’esordio in Serie A avviene nel 1951, con il Napoli, in quella che è in realtà una stagione nera per Scopigno, infatti durante la partita con il Como, dopo aver segnato la sua unica rete in A, Scopigno si rompe il legamento del ginocchio, interrompendo praticamente la propria carriera, nonostante nel 1953/54 disputi alcuni incontri con la maglia del Catanzaro.
Nella stagione successiva torna a Rieti, però in panchina a dirigere la squadra e dimostra subito di avere doti ed idee moderne, tanto che nel 1959 diventa il vice dell’allenatore vicentino Lerici, sostituendolo quando questi viene esonerato, portando i biancorossi ad ottenere un sesto posto in classifica che sarà migliorato solamente dalla formazione di un certo Paolo Rossi.

Nel 1965 è sulla panca del Bologna, ma la cosa dura poco, mentre l’anno successivo firma per il Cagliari; anche con i rossoblù ottiene il sesto posto finale e poi, udite udite, in estate partecipa con la formazione sarda al campionato statunitense (ma questa è un’altra storia, che però vi racconterò presto ….); proprio negli States è protagonista di un episodio che gli costa la panchina, dato che durante un ricevimento all’Ambasciata italiana, viene “pescato” mentre urina nel giardino della residenza!!! La cosa ovviamente solleva un enorme polverone ed al ritorno a Cagliari, il Presidente Rocca gli da il benservito sostituendolo con Puricelli.

In realtà Scopigno non rimane disoccupato, dato che è a libro paga dell’Inter, dove Helenio Herrera fa le bizze ma in realtà non viene esonerato prima del termine della stagione.
L’anno successivo è di nuovo Cagliari, dove dopo un secondo posto, arriva lo storico Scudetto del 1970, l’unico vinto nella sua storia dalla formazione isolana, guidata da “Rombo di Tuono”, Gigi Riva!
Due stagioni ancora in Sardegna, poche partite alla Roma e quindi un nuovo biennio a Vicenza, dive però Scopigno si ammala, concludendo così, di fatto la propria carriera.
Muore a Rieti il 25 settembre 1993.

Lo chiamavano il “filosofo” ed un filosofo Scopigno lo sembrava davvero e non solo per una cultura sicuramente rara per il calcio di quel tempo (ma anche di quello odierno); quell’aria sempre un po’ svagata, il modo di parlare, le idee di un calcio dove gli schemi erano liberi, così come non imponeva alcun tipo di restrizione alla vita dei propri calciatori.
Un precursore, ecco cos’era Scopigno, avanti anni luce allo stereotipo dell’allenatore di quei tempi, agli antipodi di un tipo come il “mago” Herrera; bravo però ad ottenere dai propri ragazzi sempre il massimo, anche quando si andava oltre ed il comportamento non era del tutto professionale.
In realtà Scopigno era un tipo tutt’altro che bizzarro, nonostante le apparenze, capace invece di sdrammatizzare qualunque situazione, da fine conoscitore del calcio e di quella che è sempre la principale componente del pallone, quella umana.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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