8 maggio 1982, mancano pochi minuti alle 14,00 e sul circuito belga di Zolder le prove cronometrate del Gran Premio di Formula 1 volgono al termine; sono poche le macchine ancora sul tracciato, tra queste la Ferrari numero 27 di Villeneuve, che ha ottenuto solamente l’ottavo tempo e sta procedendo comunque ancora ad andatura sostenuta mentre affronta la chicane dietro i box e si avvia verso la Terlamenbocht (la curva del bosco), quando davanti a se compare la March di Jochen Mass che procede lentamente.

Il pilota tedesco si sposta verso destra per lasciar passare Gilles, il quale però va anche lui verso destra seguendo la traiettoria più veloce …. la ruota anteriore sinistra della Ferrari urta la posteriore destra della March e la rossa numero 27 letteralmente decolla, compiendo due rotazioni in aria, prima di toccare terra e rimbalzare nuovamente e toccare terra nella via di fuga della Terlamenbocht, mentre nel primo impatto, una paratia dell’auto cede e Villeneuve è proiettato in aria in un volo pazzesco, ancora attaccato al sedile, per ricadere abbattendo la prima rete di protezione e finendo la propria corsa contro un paletto della seconda fila di reti.

Nel volo, il pilota ha perso il caso e le scarpe, finiti a diverse decine di metri, mentre anche i resti dell’auto sono sparsi anche sino a duecento metri dal luogo dell’impatto! Villeneuve è immediatamente soccorso dai commissari di percorso, da alcuni piloti che nel frattempo si sono fermati e da un medico, che gli presta le prime cure; in qualche attimo arriva anche l’ambulanza di soccorso che si avvia verso la clinica del circuito e poco dopo il pilota viene portato in elicottero all’ospedale di Lovanio, in condizioni disperate, visto che nel tremendo incidente ha subito gravissime lesioni cervicali e midollari che, in caso si salvi lo relegheranno in un permanente stato vegetativo.

Tenuto in vita dai macchinari, Gilles viene raggiunto poche ore dopo dalla moglie Joanna; i medici non nutrono alcuna speranza circa le condizioni del pilota ed alle 21,12, dopo che la moglie ha autorizzato lo spegnimento dei macchinari, Gilles Villeneuve muore.

Con lui se ne va una figura idolatrata dai tifosi ferraristi, nonostante non si sia mai laureato Campione del Mondo ed abbia tagliato per primo il traguardo solamente in sei occasioni, cui va aggiunta la vittoria nella Race of Champions, sul circuito inglese di Brands Hatch, gara non valida per il Mondiale; sono invece molti di più gli incidenti cui Villeneuve è incorso, alcuni anche estremamente gravi, e le macchine distrutte, perché alle indubbie qualità di pilota combattivo e spettacolare, andavano aggiunte anche uno sprezzo del pericolo che a volte lo induceva a commettere errori che ne hanno limitato la carriera, insieme alla molto spesso scarsa competitività delle Ferrari con cui ha corso.

Villeneuve, canadese, nato a Saint-Jean-sur-Richelieu, il 18 gennaio 1950 (anche se lui dichiarava 1952), inizia a gareggiare sulle motoslitte, per poi diventare Campione di Formula Atlantic sia canadese che statunitense; nel 1977 vince in Canada una gara precedendo il Campione del Mondo di Formula 1, James Hunt, che lo segnala al Direttore Sportivo della McLaren, Mayer, il quale lo ingaggia dopo un test positivo, facendolo debuttare in Formula 1 nel Gran Premio di Gran Bretagna, dove si mette in luce per le sue qualità velocistiche, nonostante la macchina sia il modello dell’anno precedente.
Quando mancano due gare al termine della stagione, lo chiama la Ferrari, dato che Niki Lauda, già laureatosi Campione, se ne va sbattendo la porta; Enzo Ferrari vuole dimostrar che è l’auto e non il pilota a vincere e questo può succedere anche con un novellino al volante.
Inizia così il connubio Ferrari-Villeneuve, che durerà sino a quel tragico 8 maggio del 1982, dopo poche vittorie (sei), tredici piazzamenti sul podio, tanti incidenti, ma anche momenti spettacolari e gare tirate all’ultimo respiro, con quel duello con il francese René Arnoux che resterà nella storia dell’automobilismo; Gilles è l’idolo dei tifosi ferraristi ed il numero 27 entra nella storia degli appassionati del “Cavallino”.
Il tragico incidente di Zolder pone fine alla vita di Gilles Villeneuve e ad un periodo difficilissimo della sua vita, di uomo e di pilota, dato che poco prima la moglie Joanna chiede il divorzio a seguito di una relazione extraconiugale del marito, mentre anche con la Ferrari il rapporto è ormai giunto al termine, tanto che si dice ci sia già un accordo con la Williams per la stagione successiva.
Tutto nasce al Gran Premio di San Marino, ad Imola, due settimane prima di Zolder, quando a seguito della contrapposizione, su alcuni punti del regolamento, tra FISA (la Federazione Internazionale) e la FOCA (Associazione dei Costruttori), le macchine in gara sono solamente 14, e le Ferrari approfittano del ritiro di entrambe le Renault, ritrovandosi in testa con grande vantaggio; a quel punto dai box espongono il cartello SLOW, che indica il mantenimento delle posizioni ed un rallentamento a preservare le auto, con Villeneuve, che è in testa, davanti a Pironi, e rallenta il ritmo.

Pironi però ha una visione diversa del da farsi e supera il compagno, con l’intenzione di vincere la gara; i due lottano negli ultimi tiratissimi giri, tra sorpassi a vicenda e prendendosi anche rischi che potrebbero vanificare il risultato finale, senza però alcun intervento dai box.

Alla fine è il francese a tagliare per primo il traguardo, e sul podio tra lui e Villeneuve è il gelo, con il canadese che accusa la Ferrari di non prendere una chiara posizione a suo favore posizione circa l’accaduto; tutte le mediazioni di riconciliazione tra i piloti, tentate a Maranello e non solo, non ottengono alcun risultato e si arriva quindi a Zolder in un clima gelido, estremamente tirato, con i due piloti che manco si guardano, cosa che evidentemente mette Villeneuve in una condizione psicologica non ideale (e che va ad aggiungersi anche ai problemi familiari del pilota) e che non è azzardato ritenere abbia influito anche nell’incidente mortale in cui incorre il canadese.

Come già relativamente a Senna, nel mio incontro con Ezio Zermiani, abbiamo parlato lungamente di Gilles Villeneuve, che il giornalista della Rai amava molto, ma la cui morte non ha stupito il Circus della Formula 1, quasi che ce lo si aspettasse prima o poi, per quel suo modo di affrontare le gare, per quella spericolatezza che mandava in visibilio i tifosi, ma era oggettivamente pericolosa, fino alle estreme conseguenze.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Getty Image

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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