E sì cari signori, senza di lui che cosa avremmo raccontato di un fine settimana calcistico noioso e scontato? La Juve le “suona” al Palermo senza neppure sudare la maglietta, mentre appena un tantino in più di fatica deve farla il Napoli sul Chievo e la Roma gioca a poker contro un Torino sgonfio fisicamente e che non dispiace solo al suo allenatore ed a qualche giannizzero “sinisiano” evidentemente appagato dalle parole del serbo su Superga, Grande Torino e Filadelfia, tanto il resto non conta e c’è sempre qualcun altro da accusare!

Sabato, Atalanta e Lazio fanno il proprio dovere e macinano tre punti come da copione e domenica, nell’ora dell’aperitivo, l’Inter va a vincere a Bologna, con il solito gol subito dai rossoblu nel finale, il solito rigore che la dice male a Donadoni, mentre ci si dovrebbe chiedere il perché l’unico tiro in porta bolognese arriva al minuto novantatré e la rete di Gabigol sia la fotocopia di molte già viste finire nella porta felsinea!

Samp e Cagliari impattano, il Sassuolo vince ad Udine anche grazie ad un aiutino arbitrale che ultimamente “accompagna” spesso i neroverdi, mentre a chiudere la giornata ci pensa il Milan che elimina definitivamente la Fiorentina dalla corsa UEFA, pur senza incantare e nell’attesa che finalmente arrivi il tanto sospirato closing, al netto delle “voglie” berlusconiane che non vuole mollare in politica, nel calcio e…chissà in cos’altro…

Poi c’è LUI, Zdenek! Il “profeta”. E verrebbe da riprendere una scenetta di Aldo, Giovanni e Giacomo: “Io sono Pdor, figlio di Kmer…”, giusto per ridere un po’; ebbene, Zeman arriva, o per meglio dire, torna, a Pescara e mercoledì inizia la sua opera nei confronti di una squadra che solo pochi giorni prima ne ha prese cinque a Torino e non ingannino le tre reti segnate, perché da diretto testimone dei fatti, per 75 minuti è sembrato l’allenamento che a metà settimana si fa fuori porta.
Il Pescara è dunque sembrato essere in Serie A per caso nelle prime ventiquattro giornate (una sola vittoria, a tavolino) e dopo tre giorni di Zeman ne fa cinque al Genoa per la gioia di noi giornalisti, che almeno abbiamo argomenti per una settimana e per la gioia della SNAI che riapre le scommesse sulla salvezza pescarese ed incassa così un bel po’ di soldini visto che il rimanere nella massima serie vale undici volte la posta.

Ho letto e sentito di tutto tra ieri ed oggi e mi è venuto in mente Massimo Oddo, perché l’ex allenatore dopo la promozione, cosa ha detto ai suoi in questi mesi di sconfitte e reti subite a camionate (cinquantacinque, più di sue a partita di media), senza riuscire a fare breccia? “Liberare la mente e giocare per divertirsi”?
Molti giocatori (ed il Presidente Sebastiani) hanno escluso di giocare contro l’allenatore ma, per esperienza diretta, chi ha mai ammesso di farlo? Salvo poi cambiare versione qualche anno dopo, quando con le scarpette appese al chiodo vengono fuori tante cose, immaginate ed immaginabili, ma che nessuno confessa apertamente in quello che è uno dei mondi più omertosi esistenti.

In bocca al lupo a Zeman, in ogni caso non sarà lui la causa dell’eventuale retrocessione, ma se davvero fosse così bravo e profeta come qualcuno crede, perché deve la maggior parte della sua popolarità al Foggia di Rambaudi, Baiano e Signori (cioè roba di quasi trent’anni fa) ed alla crociata sul doping juventino? Il suo gioco fa divertire? Da spettatore neutrale è possibile, così come è possibile che si divertano spesso e volentieri i tifosi delle formazioni avversarie.
A proposito, il Genoa ha esonerato Juric ed assunto al suo posto Mandorlini e qui c’è ancora qualcosa da dire, perché visti i gol subiti la prima cosa che mi è venuta in mente è l’Ufficio Inchieste, perché neppure se giochiamo a pallone nel mio condominio vengono fuori delle reti come quelle subite dai rossoblu a Pescara; in alternativa, ma da escludere visto che a metà tempo ed a fine partita, si dice, siano volate “solo” parole tra l’ex allenatore ed i suoi calciatori, è possibile che molti (o magari tutti) abbiano giocato “contro” il proprio allenatore!

Non c’è da stupirsi, anche perché stupirsi o fare finta, nel calcio non esiste e semmai c’è da stupirsi (ed applaudire per la coerenza) che lo storico vice di Mandorlini abbia declinato l’invito a seguirlo al Genoa; perché Enrico Nicolini è sampdoriano (nella Doria ha pure giocato) e non ha voluto mancare di rispetto a quelli che ha sempre considerato “nemici” anche se sportivamente parlando; a volte persino i soldi passano in secondo piano ed è un peccato, perché ci vorrebbero meno profeti fasulli e più persone che antepongono la coerenza e l’onestà intellettuale al portafoglio ed alle chiacchiere.

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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