Sembra arrivata a una svolta decisiva l’indagine sull’omicidio dei coniugi macedoni, da anni residenti a Sacile (Pordenone) uccisi nel sonno a colpi di pistola assieme alla figlia quattordicenne, la notte tra il 25 e il 26 agosto mentre erano in vacanza nel loro paese d’origine a Debar in Macedonia.
Il ministero dell’Interno macedone ha confermato questo pomeriggio in una nota il “ragionevole sospetto” che ad uccidere Amit, Nazmie e Anila Pocesta sarebbe stata Blerta Pocesta, la figlia maggiore.

Nella nota si conferma anche che ci sono altre due persone fermate, di 31 anni e di 61 anni, rispettivamente di Gostivar e Debar che avrebbero avuto ruoli diversi nella vicenda.
Un giudice per le indagini preliminari ha ordinato il fermo di 48 ore per tutti e i tre i sospettati. Secondo quanto apprende l’ANSA da fonti in Macedonia, F.G., di 31 anni e V.K., di 61 anni, avrebbero procurato l’arma usata nel delitto e facilitato la rapida partenza verso l’Italia della giovane donna, che avrebbe materialmente commesso l’omicidio. Secondo il cugino di Blerta Pocesta Amir – contattato dal Tgr – la ragazza avrebbe confessato il triplice delitto e da ieri sera si trova in carcere.
“Ci sono prove che la incastrano” ha detto. Tra queste alcune foto che la ritraggono in Macedonia nelle ore del dramma.

La notizia dell’arresto è stata pubblicata anche su alcuni siti macedoni. In particolare i portali in lingua macedone Zhurnal e Infoskip, citando fonti in lingua albanese, affermano che, a ideare e compiere il triplice omicidio sarebbe stata proprio la giovane Blerta, che per mascherare il suo gesto, sempre secondo i media macedoni, dopo la diffusione della notizia della strage si sarebbe recata a Debar, la località di residenza della famiglia Pocesta nell’ovest della Macedonia al confine con l’Albania, dove poi sarebbe stata poi arrestata.
“Noi non abbiamo alcuna ufficialità dell’arresto delle persone di cui sta parlando la stampa macedone. Né della loro eventuale identità”. Lo ha affermato, all’ANSA, il procuratore di Pordenone, Raffaele Tito.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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