Comunque si vedano le cose, è sempre difficile sapere come e perché nascano agenti patogeni che colpiscono l’uomo, si allargano a macchia d’olio e sono difficilmente governabili dalla medicina, se non, quando si riesce, a distanza di tempo.
Facile dire che ai nostri tempi tutto è o può essere sotto controllo, che la scienza “dovrebbe” essere in grado, immediatamente o quasi, di trovare soluzioni a problematiche che invece quasi mai ci trovano preparati; pensare ad esempio alla pandemia della Peste Nera, ci fa tornare indietro di settecento anni e non ci stupisce più di tanto che i morti in Europa (dove si diffuse) siano stati venti milioni, cioè praticamente un terzo degli abitanti del continente, erano altri tempi e le cure, in genere, erano empiriche, primordiali.

Se però andiamo avanti con il calendario, ci accorgiamo che solo cento anni fa, l’influenza “Spagnola” causò nel mondo circa venticinque milioni di morti, in appena sei mesi, praticamente sparendo nell’arco di diciotto mesi senza che si riuscisse a determinarne con precisione il ceppo.

Avvicinandoci ulteriormente a noi nel tempo, a fine anni cinquanta l’influenza asiatica di morti ne causò settantamila e solo dieci anni dopo il ceppo successivo, l’influenza di Hong Kong, altri trentaquattromila, senza contare l’epidemia di HIV, o AIDS, se si preferisce usare il termine più diffuso.

Come si può notare passa il tempo, ma le epidemie restano ben presenti e non solo, visto che immancabilmente dobbiamo registrarne di nuove anche nel secolo attuale, come la SARS e la MERS, meno diffuse ma altamente mortali, con un’incidenza di decessi rispettivamente di circa il dieci e, addirittura del trentaquattro per cento.
Alla lista vogliamo aggiungere tifo, colera, vaiolo, morbillo, varicella, che hanno causato milioni di morti ed ogni tanto rispuntano in qualche parte del mondo, specie là dove i controlli sanitari ed igienici sono spesso pure e semplici “parole”?

Tanti virus, tante malattie, hanno caratterizzato la storia e l’evoluzione dell’uomo, ad alcune si è trovato un rimedio e soprattutto si è stabilita la radice, mentre per altre si è ancor oggi alla ricerca non solo di una cura risolutiva, ma anche di quale sia stata l’origine!

Vero è che oggi l’informazione ci rende partecipi degli avvenimenti, ma anche in tempi in cui basta meno di un secondo perché il mondo intero sappia, non è poi così vero essere informati presto e bene di quanto sta avvenendo, e proprio la diffusione del COVID-19 ne è l’esempio, perché quando siamo stati informati di quanto stava accadendo in Cina e della gravità dell’evento?

Inutile negarlo, si può essere una potenza mondiale in tutti i campi, ma il vizio di nascondere le proprie magagne è difficile da perdere anche nel duemilaventi e poco importa, evidentemente, che non sia neppure il primo caso di pandemia che nasce in Oriente; difficile ammettere i propri errori, difficile darne conto nel minor tempo possibile, specie quando si è di fronte a qualcosa di sconosciuto.

Questo vale per i virus, ma questo vale anche per altre catastrofi, e penso al disastro nucleare di Cernobyl, dell’aprile 1986, dove solo quando in Scandinavia furono registrati livelli di radioattività dell’aria enormemente fuori dai parametri (ed erano passati alcuni giorni), l’allora Unione Sovietica ammise l’incidente, incidente che ufficialmente ha causato poche decine di morti, ma che più verosimilmente ammontano a qualche decina di migliaia ed ha lasciato segni incancellabili eterni nella zona colpita e nelle persone che l’abitavano, le quali ancor oggi convivono, se va loro bene, con le conseguenze sulla loro pelle.

Discorso analogo si può fare per un altro disastro nucleare, quello di Fukuschima, nel progredito Giappone, l’11 marzo 2011, a seguito di un devastante terremoto e del successivo tsunami; anche in questo caso tutto è stato “nascosto”, minimizzato sia nella valutazione del rischio che nei danni collaterali e ci sono voluti quasi due anni perché la TEPCO, la società operatrice, ammettesse le proprie evidenti colpe!

Virus, incidenti, morti, non sono bastati nel corso dei secoli all’uomo per imparare come comportarsi ed anzi pare che quello chiamato “progresso” sia in realtà una sempre maggiore corsa al denaro, al potere, e sempre meno la considerazione verso gli altri, con il fattore umano sempre meno tenuto in considerazione, e questo vale non solo per i casi eclatanti, ma anche nella vita di tutti i giorni.

In ultimo, una considerazione che ci tocca da vicino e che, anche questa, ha facce diverse per ciascuno di noi, per le nostre considerazioni e vedute, cioè quanto sta succedendo a casa nostra, nelle nostre città, nella nostre regioni e che ci condiziona non poco; sono giusti i provvedimenti presi? Sono tardive le iniziative a cui oggi siamo soggetti?
Quale sarà l’evoluzione della situazione medica e della vita di tutti i giorni nel nostro paese?

Non sono un medico e posso solo cercare di informarmi, per quanto io sia in grado di capire del problema, ma mi sembra che, come sempre accade, si facciano tante parole senza costrutto, perché chi deve prendere le decisioni lo fa al buio, senza nessuna esperienza, potendosi unicamente affidare e fidarsi di chi opera in quel determinato campo, mentre gli altri, quelli che nulla devono decidere e dimostrare, hanno ovviamente la scienza in mano e soluzioni pronte all’uso (o all’abuso?) e per bene che vada lanciano previsioni catastrofiche, salvo magri accorgersi che sono proprio quelli che hanno deciso i controlli non servissero o fossero ormai inutili, ovviamente fino al primo decesso…

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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