Giocate le finali UEFA e Champions, non pare esserci più nessun impedimento per scegliere chi occuperà alcune tra le più prestigiose panchine nostrane, a partire da quella, che deve continuare ad essere iper vincente, bianconera, per proseguire con Roma, Milan, Fiorentina, Sampdoria; non poco quindi, ammesso e non concesso che anche la Lazio non debba cercare un allenatore.

Il caso più eclatante è certamente la Juventus, perché il basta, me ne vado, di Allegri non era poi così previsto, al di là di quello che piace o meno a tifosi e stampa (ed a qualche dirigente bianconero), anche perché il mister toscano ha comunque infilato una serie di vittorie mica da poco e se non ha vinto la Champions non è certo una colpa.
Indubbiamente ci si aspettava però una reazione ed una scelta più celere dalla dirigenza bianconera, segno che le idee sono forse troppe e troppo diverse in capo ai vertici juventini, con il “sogno” Guardiola accarezzato e non ancora del tutto accantonato, Conte (andatosene sbattendo molto forte la porta)approdato all’odiata nemica di sempre, Sarri che alla fine potrebbe essere il prescelto ma, idea personale, senza convincere del tutto, oltre ad un Pochettino che stuzzica ma chissà se si muove ed una pletora di altri nomi più o meno convincenti e davvero papabili.

In questi giorni trascorsi a seguire il Giro d’Italia ho ascoltato anche tanti discorsi calcistici, con moltissimi tifosi bianconeri a “sbavare” al nome di Guardiola, cioè uno che guadagna 22 milioni netti l’anno (!!!!!) ed è vero che ha vinto due Champions, ma l’ultima data 2010/2011, a Barcellona, e con Bayern Monaco e City non ha vinto più di Allegri! vero che la Premier è un “tantino” più difficile del nostro campionato, ma vale davvero la pena spendere tutti quei soldi per poi uscire ai quarti del trofeo che davvero conta per madama?
Detto della Juve, passiamo a due patate bollentissime quali sono Milan e Roma, ovvero alle due delusissime dell’ultima stagione, fuori dalla Champions entrambe e dove gli stracci sono volati e volano (e siamo certi che voleranno) più che in certi condomini occupati abusivamente.

In casa Milan, gli addii di Leonardo e Gattuso sono solo la punta di un iceberg che avrebbe affondato una flotta; il brasiliano ha detto basta dopo una stagione passata a delegittimare l’allenatore, di cui voleva la testa, senza però essere capace di dare un qualunque apporto positivo ad una formazione mal costruita e riuscita a restare fuori dalla Champions nonostante nelle ultime giornate il cammino sia stato agevolato in tutti i modi dalle avversarie da affrontare.

Gattuso invece ha rinunciato perché evidentemente aveva idee diverse dalla dirigenza rispetto alla costruzione del Milan che verrà; la Società rossonera ha problemi di far play e rischia una nuova sanzione dopo quella comminata pochi mesi fa, e potrebbe trovarsi a dover rinunciare (o essere esclusa) anche all’UEFA, cosa che evidentemente obbligherà a qualche cessione importante e doversi affidare ad acquisti che non pesino troppo sulle casse e sul bilancio rossonero.

In casa rossonera potrebbe essere Paolo Maldini il nuovo dirigente esecutivo, con l’arrivo di mister Giampaolo in panchina, ma Maldini è davvero l’uomo giusto per risollevare le sorti del Diavolo? E Giampaolo sarà capace di far giocare alla propria squadra una stagione che non sia da nove nel girone d’andata e da quattro in quello di ritorno? Sarà che sbaglio, ma senza un Quagliarella extraterrestre, come sarebbe finita la Samp del “fenomenale” mister di Bellinzona?

Se al Milan non ridono, alla Roma sta succedendo ancor di peggio, dopo una stagione in cui il sesto posto ha qualche matrice “arbitrale” evidente, è stato cacciato l’allenatore, il DS se n’è andato di corsa ed il capitano fatto fuori in malo modo? Come non bastasse è poi uscita un’inchiesta giornalistica in cui i “vecchi” dello spogliatoio pare siano stati alla base di un ammutinamento degno della miglior pirateria, con anche Totti al centro di un comlotto mica da ridere.

Naturalmente adesso si smentisce adirati e si minacciano querele, ma davvero non è successo niente e la cacciata di Di Francesco, ed i risultati negativi che l’hanno determinata, non ha “figli” nello spogliatoio, così come i saluti di Monchi? Roma è sicuramente una piazza difficile, bisogna avere il classico “pelo sullo stomaco” per non uscirne stroncati, ma se le cose non cambiano radicalmente sarà difficile uscirne, al di là di chi si siederà sulla panchina giallorossa.

Certo i tanti “due di picche” già arrivati dimostrano come l’appetibilità giallorossa non sia oggi così elevata ed il neo DS Petrachi avrà vita dura per confezionare una formazione all’altezza delle aspettative di una piazza sempre più in fibrillazione; Pallotta parla dagli Stati Uniti e si affida a Baldini che abita in Inghilterra …. manca solo un allenatore che si collega dal Sud America per allenamenti e partite e si è toccato un fondo che oggi è sempre più giù, e bisogna solo ringraziare “certe” protezioni per non finire in un anonimato che sarebbe invece meritatissimo, anche in un mondo poco serio come quello del calcio italiano.

Le altre panchine? Napoli, Torino e l’Atalanta resteranno così come sono (e bene ha fatto Gasperini a restare alla Dea), come anche la Lazio, dove Inzaghino è stato probabilmente illuso da certe “sirene” di piazze che per il momento si sono zittite e le alternative non sono poi così appetibili; restano Sampdoria e Fiorentina, Società entrambe in odore di cessione ed un domani tutto da scrivere, tra un Giampaolo in odore di Milan ed un Montella rivelatosi un vero e proprio fallimento sulla panca viola, dopo le già infelici esperienze a Milan e Siviglia.
I giochi, sul campo, sono finiti, adesso è ora di aprire le danze del mercato, anche quello delle panchine e se non ci sarà la rivoluzione che sempre ci si attende dalle voci di gennaio, siamo sicuri ci sarà da divertirsi.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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