Secondo fonti Ue, in una lettera recapitata all’Italia la Commissione si sarebbe dichiarata pronta a concedere tutta la flessibilità di bilancio richiesta e motivata dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Tale flessibilità andrebbe ad attestarsi sugli 0,85 punti percentuali di Pil (14 miliardi di euro); tuttavia, la Commissione ha posto come condizione che il governo si impegni a mantenere il rapporto deficit/Pil del 2017 all’1,8%, con una correzione di 0,1 punti percentuali rispetto al dato dell’1,9% atteso dall’Esecutivo comunitario nelle sue previsioni economiche d’autunno.

La Commissione ha sottolineato che tale flessibilità non ha precedenti in nessun altro Paese.

Quindi, viene da chiedersi dove sarebbe la fregatura. Ed eccola qui: Bruxelles ha chiesto all’Italia di mantenere la clausola di salvaguardia, ovvero l’aumento dell’Iva. Il governo aveva predisposto tale aumento come garanzia in caso di necessità per mantenere gli obiettivi di bilancio, ma poi aveva annunciato di non volerla attuare.

Nella lettera – inviata dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal commissario agli Affari economici e finanziari Pierre Moscovici, al ministro dell’economia Pier Carlo Padoan – vengono confermate le cifre che girano già da tempo riguardo alla quantificazione dei diversi elementi della flessibilità concessa: 0,5 punti percentuali di Pil per le riforme strutturali fatte dall’Italia e considerate convincenti, 0,25 punti per gli investimenti produttivi, e il resto per tenere conto dei costi della crisi migratoria (0,04%) e del giro di vite nella sicurezza (0,06%).

Oltre al caso dell’Italia ci sono anche Spagna e Portogallo che versano in uno stato problematico: questi Paesi infatti, non sono riusciti a ridurre al fatidico 3% il proprio deficit-Pil e sono dunque in situazione di palese infrazione rispetto alle regole del Patto di Stabilità, al punto che la Commissione potrebbe prospettare per loro, teoricamente, la richiesta di sanzioni finanziarie fino allo 0,2% del loro Pil.

Insomma, se davvero si attuasse l’aumento dell’Iva, che nel 2018 arriverebbe al 25%, questo vorrebbe dire una pesantissima stangata per le aziende e le famiglie italiane.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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