Anche quest’anno è arrivato il “Blue Monday”, ovvero il giorno più triste di tutto l’anno, che cade il terzo lunedì di gennaio.
A “calcolare” l’alto livello di tristezza di questa giornata è stato, nei primi anni 2000, Cliff Arnall, uno psicologo dell’Università di Cardiff, che si servì di una complicata equazione le cui variabili erano: il meteo, i sensi di colpa per i soldi spesi a Natale, la mancanza di soldi in attesa del prossimo stipendio, il calo di motivazione dopo le Feste e la crescente necessità di darsi da fare.
Nel nostro Paese forse il “tema” non è poi così sentito, ma in Gran Bretagna, ad esempio, ha talmente tanto peso che si registra addirittura un picco delle assenze dal lavoro proprio a causa della giornata più nera dell’anno. Psicologi e psichiatri non prendono sotto gamba il fenomeno, ed invitano tutti coloro che si sentono vittime della depressione a guardare le cose sotto un’altra luce: anche la tristezza è un’emozione che va accettata e vissuta.
Perfino il presidente della Società italiana di psichiatria, Claudio Mencacci, ha affermato: “La tristezza è un’emozione, dunque viviamola come tale e questa giornata, in un certo senso, la ‘rivaluta’”. Infatti, ha spiegato, “è giusto accogliere in noi un ‘arcobaleno’ di emozioni, incluse quelle ‘blue’, o tristi, perché così potremo dare un corretto valore a tutte le altre. Insomma, la giornata del Blue Monday potrebbe rappresentare anche un utile invito alla riflessione”. Cosa ben differente, precisa però, “è parlare di depressione, che è una vera patologia per la cui cura si fa ancora troppo poco. Di depressione bisogna parlare di più, mettendo in campo misure mirate”.