Ogni campionato ha una sua storia, ogni stagione fa nascere idee insolite del calcio. Vuoi per il completamento della nuova squadra o per il cambio di allenatore, ma anche per nuove scommesse intriganti. E, così, non si può non dire che il Cesena non ha cambiato corpo e fisionomia. Insomma cosa c’è di bello, positivo o di nuovo?
Per dirla franca, la prima cosa che mi viene in mente, sono le persone di qualità che continuano ad abbracciare il cavalluccio bianconero. Ma sotto l’aspetto tecnico ritengo di aver visto ben poco, pochissima qualità di schemi che potrebbero essere determinati da una preparazione volta al girone di ritorno. Per giocare a certi livelli in serie C, proprio il conte De Feudis (sacrificato sul primo palo della panchina e non della porta), mi sussurrava dopo la festa promozione in serie B al Mare e Pineta della famiglia Batani: “Bisoli ha capito una cosa fondamentale… in questa categoria senza un incontrista davanti alla difesa si subiscono secchi di goal… e il mio ruolo è stato proprio questo… subordinato al sacrificio di contrasto sull’uomo portatore di palla). Se questa, mi chiedo può essere la soluzione giusta del problema bianconero, allora non si capisce perchè un “senatore” non possa prendere la parola negli spogliatoi e condividere idee con il proprio allenatore quantomeno per non subire l’avversario con frequenza.

La scusa… il Cesena ha affrontato le compagini migliori fino qui… non mi convince, il gioco del calcio è sempre stato duro e da giocare con la proprietà transitiva dei termini che di rigore sono i preliminari, i passaggi semplici e una grande propensione all’essenziale verso l’attacco determinato dalla struttura fisica. Senza queste prerogative la squadra cade a pezzi come contro la Vis Pesaro. E quando si spostano gli equilibri del modulo senza raziocinio perchè non esiste una taratura degli allenamenti e del pre partita è inutile mentire a se stessi.
Per giocare la palla ci vuole un senso, metodologie di lavoro che sanno insegnare la posizione in campo, la manovra, il ruolo, il mestiere. Ormai non è una novità, Arrigo Sacchi si ispirava alla lavagna per spiegare l’invenzione della pressione psicologica e fisica in campo.

Nasce dal colore di una rosa, dunque, la vittoria di un campionato, che si può ottenere attraverso le armature, ma semplicemente divertendosi sdoganando i dogmi che nel calcio non si è mai arrivati è si ha sempre fame in qualsiasi categoria.
Proprio domani contro la Sambenedettese il Cesena di Modesto ha bisogno di ritrovare “piccolezze di semi intelligenti e concimati a centrocampo e a supporto della difesa” utili al terreno di gioco per fare nascere nuove piante che formano un labirinto senza via d’uscita per l’avversario.

Buona domenica a tutti!

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Luigi Rega

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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