Marco Minniti si candida per la segreteria del Pd. L’ex ministro dell’Interno scioglie la riserva in un’intervista a Repubblica. “Ho deciso di mettermi in campo perché considero la mia una candidatura di servizio. Di una persona che ha ricevuto tanto dal suo partito, dalla sinistra e che sente ora di dover restituire qualcosa”. Accolto l’appello dei sindaci di centrosinistra Minniti ha risposto dunque all’appello che gli hanno rivolto oltre 500 sindaci del centrosinistra, firmando a favore della sua candidatura.
“Non sono lo sfidante renziano” “Io non sono lo sfidante renziano, in campo c’è solo Marco Minniti”, avverte. “Essendo stato tra chi non ha esagerato nel lodarlo quando era al potere, non ho alcun bisogno di prenderne le distanze. Renzi ha perso e si è giustamente dimesso assumendosi responsabilità che vanno anche oltre le sue. Il tema ora non è più questo, ma come salvaguadare il progetto riformista. Connettere il riformismo al popolo”. “Rispondere ai sentimenti di rabbia e paura” “So bene che le scorse elezioni sono state più di una sconfitta.

C’è stata una rottura sentimentale con i nostri elettori. Questa è la sfida del Congresso. Io non cerco scorciatoie”. L’ex ministro dell’Interno rivendica “le politiche riformiste” del Pd: “Non abbiamo risposto a due grandi sentimenti: la rabbia e la paura. Non si può rispondere a chi ha perso il lavoro con la freddezza delle statistiche. Dicendogli che l’occupazione cresce. Così come non si può dire al cittadino che ha subito un furto in casa, che i reati diminuiscono. C’è bisogno della sinistra riformista. I più deboli si sono sentiti abbandonati.

Anzi, addirittura biasimati. Quello spazio è stato colmato dai nazionalpopulisti. Basta vedere quel che è accaduto nelle nostre periferie”. “Otto parole chiave” Servono “otto parole chiave: sicurezza e libertà, sicurezza e umanità, interesse nazionale e Europa, crescita e tutele sociali” e “senza l’Ue – che va cambiata profondamente – non si affrontano le questioni poste dalla globalizzazione. Una grande Italia in una grande Europa”. Cambiare nome al partito? “Non serve. Semmai dobbiamo unirlo, ricostruirlo e cambiarlo profondamente. Ora sembriamo una confederazione di correnti.

E una confederazione di correnti non può vincere”. “Zingaretti? Mai ne parlerò male” Quanto a Nicola Zingaretti, il suo rivale nella corsa, Minniti afferma: “Non è un avversario, mai ne parlerò male. Serve un patto: chi vince avrà la collaborazione di tutti”. Sette in corsa se Martina conferma la sua candidatura Per le primarie sono già in pista Nicola Zingaretti, Francesco Boccia, Cesare Damiano, Matteo Richetti, Dario Corallo. Se anche Maurizio Martina annuncerà la propria disponiblità, potrebbero essere sette i candidati alla segreteria del partito.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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