Il Campionato di Serie A finalmente ha lasciato gli ormeggi ed ha iniziato il suo lungo cammino.

La cosa più bella di questa tre giorni di pallone? Vedere Mihajlovic in panchina a Verona; senza ombra di dubbio qualcosa che ha “toccato” il cuore di chi, per una volta, ha lasciato da parte bandiere e campanili, di fronte alla volontà di una persona che non molla  contro un male tremendo e subdolo, che gli auguriamo anche noi e di cuore di sconfiggere al più presto. 

Riguardo al pallone rotolante, non tutto è andato secondo le aspettative, magari perché siamo all’inizio, o magari perché non tutte le aspettative sono ben riposte, ma questo ce lo dirà solo il tempo; per ora c’è da registrare la grande partenza di Inter e Lazio, la grande rimonta dell’Atalanta, le vittorie non proprio semplici e “limpide” di Juve e Napoli, il pari casalingo, a sorpresa, della Roma e la sconfitta di Udine (anche questa sorprendente?) del Milan.

Certo il Lecce non sembrava ostacolo insormontabile per la banda-Conte, ma quante volte nelle prime giornate abbiamo visto risultati clamorosi delle neopromosse? Così come la Sampdoria non necessariamente pareva dover fare il materasso di una Lazio di cui, in estate, poco si è parlato.

L’Atalanta di Gasperini è andata sotto di due reti a Ferrara prima di “svegliarsi”, ma quando lo ha fatto, per i ragazzi del bravo Semplici, è calata la notte.

È stata dura la strada della Juve a Parma, ben più di quanto ci si aspettava, ma è evidente che in casa di Madama le idee sono ancora poco chiare e la forma altrettanto distante.

Discorso poco diverso, sulla forma, per il Napoli, che a Firenze ha remato, tremato e sofferto, ma è uscito indenne anche grazie ad un “signore del fischietto” cui evidentemente nessuno ha detto esista il VAR e sia possibile usarlo alla bisogna.

Non è invece servito il VAR alla Roma per farsi raggiungere dal Genoa per ben tre volte, segno evidente che farsi capire dai troppi stranieri è già difficile per un allenatore italiano, figurarsi per uno che parla solo portoghese!

Peggio però è andata al Milan, nonostante lo svizzerino parli italiano, ma forse è difficile capirlo comunque, anche perché dopo 45 giorni di prove (e commenti positivissimi)  è bastata una partita per mandare tutto a carte quarantotto, con tanti saluti alla coerenza ed al lavoro fatto.

Il resto? Un Brescia arrembante che vince a Cagliari per la gioia/dispiacere del patron Cellino, il Bologna che si lascia raggiungere dal Verona, in dieci per quasi tutta la partita, il Torino che per 69 minuti di dimentica del giovedì di Coppa, ma poi finisce la benzina, contro un Sassuolo di cui ricordavo fosse la sola squadra senza stranieri e che invece, all’Olimpico pareva una selezione mista della Nigeria!

Siamo all’inizio e, si sa, le difficoltà sono sempre tante, per cui aspettiamo il prossimo turno, chissà con quante sorprese e quali e quante conferme, perché certamente le tappe sono tantissime, ma meglio non attardarsi troppo, perché recuperare non sempre è così facile.

Il Direttore editoriale Maurizio Vigliani – Foto Lapresse

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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