“Chi rompe paga” vale anche per gli accordi contenuti all’interno di un qualsiasi contratto e così, “il povero” Facebook – che tanto povero non è – dovrà pagare una multa da 110 milioni di euro, come stabilito dall’Antitrust Ue.

Ma per quale motivo è arrivata una simile stangata all’azienda di Zuckerberg? Secondo quanto è stato reso noto, Facebook avrebbe fornito informazioni fuorvianti nel momento dell’acquisto di Whatsapp. Tutti ricordiamo il momento del mega acquisto del noto servizio di messaggistica; ebbene, pare proprio che nel 2014 il social network avesse garantito alla Commissione Ue di non poter fare collegare gli account Facebook con quelli di Whatsapp.

Peccato che dal 2016 questa cosa sia possibile.

La commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager non ha usato mezzi termini, dichiarando: “questo è un chiaro segnale per le società che devono rispettare le regole Ue, incluso l’obbligo di fornire informazioni corrette”.

C’è da dire che sebbene la multa sia da capogiro, in realtà è “proporzionata e deterrente”, secondo la commissaria alla concorrenza. Le regole dell’Ue relative alle fusioni stabiliscono infatti che Bruxellespossa imporre una sanzione pari all’1% del fatturato annuo di una società se questa fornisce in modo intenzionale informazioni scorrette o fuorvianti.

Proprio sulla parola “intenzionale” fa leva la difesa portata avanti da un portavoce dell’azienda di Zuckerberg. “Abbiamo agito in buona fede sin dalle nostre prime interazioni con la Commissione Ue e abbiamo cercato di fornire informazioni accurate ogni volta”. “Gli errori che abbiamo fatto nel 2014 – ha proseguito il portavoce – non erano intenzionali e la Commissione ha confermato che non avevano impatto sull’esito dell’analisi della fusione”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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