C’era una volta un piccolo regno e il suo nome era Principato di Seborga. No, non è l’inizio della classica favola della buonanotte per bambini, ma è la realtà. Eh sì, perché questo Principato esiste davvero e si trova in Liguria. Il suo Principe si chiama Marcello Menegatto, ha 39 anni ed è nato a Lecco. Forse non tutti, in Italia, conoscevano l’esistenza di questo luogo quasi incantato, ma la sua storia è molto antica e non può non essere raccontata.
Principe, da quanto tempo esiste questo Principato?
‘Seborga è un Principato antichissimo: è stato fondato nel 1079, quando l’abate del Monastero di Lérins (le due isolette che si trovano di fronte alla città francese di Cannes n.d.r), che ne possedeva il territorio, ottenne da Papa Gregorio VII l’autorizzazione a fregiarsi del titolo di ‘Principe-Abate’, secondo un’usanza ampiamente diffusa all’epoca. Ma Seborga esisteva in realtà già prima: i monaci di Lérins ottennero il territorio del ‘Castrum Sepulchri’ nel 954, quando il Conte Guidone di Ventimiglia glielo donò come ex voto, essendo in procinto di partire contro i Saraceni.’
Quanti abitanti conta?
‘Oggi a Seborga abitano stabilmente circa 300 persone. Direi che più o meno ci conosciamo tutti per nome!’
I regnanti vengono scelti per asse ereditario?
‘No, la particolarità del nostro Principato è che è elettivo. Mi spiego: nel Medioevo, come detto, il Principe di Seborga era l’Abate di Lérins, che ovviamente non poteva avere figli. Questo retaggio è rimasto anche oggi che il Principe non è più un religioso. Il mandato dura 7 anni, scaduti i quali i Seborghini sono chiamati ad apposite elezioni. La forma della monarchia elettiva può sembrare un controsenso ma in realtà ci sono Paesi riconosciuti in cui, questa forma di governo, è utilizzata: si pensi banalmente alla Città del Vaticano, o alla Malesia, o ancora alle Samoa.’
E’ vero che, qualche tempo fa, c’è stata una disputa per il regno tra lei e un altro aspirante Principe?
‘Non la definirei una disputa, semmai un vero e proprio tentativo di colpo di Stato. A marzo del 2016 ci siamo accorti che un cittadino francese aveva registrato un sito Internet parallelo al nostro, dicendo che io ero stato destituito e che lui era stato nominato nuovo Principe, da chi, non è dato di sapere, visto che il Principe è eletto dai Seborghini, registrando videomessaggi e lanciando proclami a destra e a manca. Sul sito, tutto rigorosamente in francese, comparivano quindi, in maniera che tutto sembrasse molto veritiero, i nomi di presunti nuovi ministri sconosciuti, nuovi consoli, una nuova costituzione, un portale amministrativo, decreti e leggi mai votati dai Seborghini. Eppure siamo convinti che tutto ciò serva solo a mascherare il reale fine di queste persone: sfruttare economicamente il nome del Principato di Seborga per commettere truffe e riciclare denaro. Questi signori hanno infatti creato una pseudo ‘Banca Centrale del Principato di Seborga’, svolgendo contestualmente incontri di alto livello con alcuni importanti esponenti politici africani. Ma questa fantomatica banca , peraltro non autorizzata da nessun ente, non esiste: all’indirizzo indicato c’è solo un terreno…! Ecco perché abbiamo ritenuto, al di là delle considerazioni sulla serietà o meno della vicenda, che fosse opportuno avvisare le Autorità francesi e italiane presentando una denuncia. Nel giro di poco – siamo certi – arriveremo a porre fine a questo abuso, della cui gravità molti cominciano a rendersi conto.’
Essere il Principe di Seborga comporta molte responsabilità? Sono più gli oneri o gli onori?
‘Essere Principe di Seborga è meno semplice di quello che si potrebbe pensare. Una realtà come la nostra, che suscita la curiosità di molti ma che – non essendo al momento riconosciuta indipendente – non può contare su un proprio sistema di tutela dell’ordine e della legalità, implica che io debba ‘tenere dritto il timone’, impedendo che personaggi discutibili se ne approfittino. C’è poi da dire che tutto il sistema del Principato si regge su base volontaria, per cui devo necessariamente coniugare il mio impegno per Seborga con il mio lavoro. Ho alcuni collaboratori che mi aiutano, oltre ai Consiglieri della Corona, cioè, ovvero i Ministri del Principato. Per il resto, direi che oltre agli atti di amministrazione del Principato, su tutti, le riunioni con i Consiglieri della Corona, spesso rilascio interviste o partecipo a servizi televisivi sul Principato. Ho poi un ufficio apposito in cui ricevo i Seborghini che mi chiedono udienza. E poi partecipo a incontri con investitori e altri portatori di interesse di Seborga. Anche durante i miei viaggi cerco di combinare lavoro e impegni istituzionali. Nel complesso tutto ciò è per me fonte di grande soddisfazione ed orgoglio.’
Principe, lei è sposato?
‘Sì. Mia moglie, la Principessa Consorte, si chiama Nina. E’ tedesca, ci siamo conosciuti in collegio a Montreux, in Svizzera. Mi è di grande aiuto e gli stessi Seborghini la apprezzano moltissimo, tant’è che sono stati loro stessi ad averla scelta come Consigliere della Corona; in questa veste è incaricata degli Affari Esteri.’
A Seborga si parla italiano o in qualche dialetto ligure? Avete dei buoni rapporti con i vostri vicini italiani?
‘Si parla in italiano, ma gli anziani del posto usano molto spesso anche il dialetto ligure.
I rapporti con i Seborghini è generalmente buono. Naturalmente ci sono anche Seborghini che sono più scettici nei miei confronti o addirittura del Principato stesso, ma fino a che il confronto si svolge in un clima di rispetto, questo va bene. Il Principato ha comunque una connotazione democratica e dunque il dissenso, purché espresso nelle forme opportune, è ovviamente rispettato.
Anche col Comune di Seborga c’è un clima di collaborazione: pur con mezzi e motivazioni diversi, Principato e Comune hanno comunque per obiettivo il bene di Seborga, che allo stato attuale è soprattutto rappresentato dal turismo e dal sostentamento dell’economia locale. Le vicende del Principato rappresentano la motivazione principale del flusso turistico verso Seborga, e questo finisce per prevalere sul fatto che in realtà il Principato aspiri all’indipendenza. Della vicenda del Principato finiscono quindi per beneficiare anche i comuni confinanti con Seborga, visto che spesso i turisti che visitano il nostro borgo passano poi anche per gli altri paesi vicini.’
Avete una vostra moneta, giusto?
‘Certo, il luigino, che fu coniato per la prima volta nel 1666, quando il Principe-Abate Cesare Barcillon, per sopperire ad un periodo di difficoltà finanziarie, decise di esercitare per alcuni anni il diritto alla coniatura di monete del Principato, realizzando piccole imitazioni del ‘luigi’ francese, da cui il nome di ‘luigino’. Poi, negli anni Novanta, il mio predecessore, il Principe Giorgio I, riprese a coniare i luigini, cosa che anch’io ho fatto per alcuni anni del mio primo mandato e che ho intenzione di fare nuovamente a breve. Oggi, i luigini di Seborga possono essere utilizzati a fini collezionistici oppure come buoni spendibili nel Paese. 1 luigino vale 6 dollari americani, il che lo rende la moneta più forte al mondo.’
Il Principato di Seborga è sempre stato famoso?
‘A partire dagli anni Novanta, quando il Principato ha assunto una struttura più consolidata con la rifondazione delle istituzioni da parte del Principe Giorgio, Seborga fosse già piuttosto nota, con svariati giornali anche esteri che si interessarono alla nostra strana realtà. Certo, le dimensioni ridotte del nostro paesino, peraltro situato nell’entroterra ligure e in prossimità del confine italiano con la Francia, non depongono particolarmente a nostro favore. Ma negli ultimi tempi l’aver reso più ‘istituzionale’il Principato e l’aver sfruttato in maniera eccellente gli strumenti delle nuove tecnologie, con un’ottima strategia di comunicazione, ci ha consentito di incrementare notevolmente la nostra notorietà. Abbiamo un nostro sito molto completo, aggiornato e ben curato, sfruttiamo i social network per entrare in contatto diretto con le persone e recentemente abbiamo aperto una pagina Facebook istituzionale che conta già quasi 4000 Mi Piace in pochi mesi. Inoltre, abbiamo sviluppato e approfondito relazioni con il mondo del giornalismo e dei media.’
Qual è l’economia del vostro Principato? Si basa prevalentemente sul turismo?
‘Anche in ragione della migliore comunicazione, oltre che di alcuni interventi sul territorio, come ad esempio l’apertura di nuove attività, la sistemazione del paese anche tramite interventi urbani e di edilizia, l’apertura di un’esposizione permanente di strumenti musicali antichi, per citarne alcuni, penso di poter dire che il flusso turistico verso Seborga sia, negli ultimi anni, aumentato e che l’interesse verso il Principato si sia riacceso. Il turismo è una componente essenziale della nostra economia e sicuramente trova appoggio nella curiosità che è suscitata dalla vicenda del Principato. Abbiamo un buon numero di turisti durante tutto l’anno, anche se tendenzialmente l’afflusso è maggiore durante l’estate, grazie al clima e alle serate enogastronomiche con musica che vengono organizzate due volte a settimana.
Recentemente, nella mia qualità di imprenditore immobiliare, ho concluso la vendita di alcuni terreni perché possa essere realizzato a Seborga un albergo di lusso, con oltre 80 camere, spa e piscina, integrato nella natura. La costruzione di questo albergo, al quale tengo molto, può dare nuovo slancio al turismo e garantire un lavoro a molti Seborghini ed abitanti dei comuni limitrofi.
Per il resto, l’economia si basa sull’agricoltura e sulla floricoltura. Seborga è considerata “’a patria della mimosa’ ed è uno dei maggiori produttori a livello italiano.’
In una società ultratecnologica come la nostra sapere che esistono ancora queste realtà è importante, vero?
‘Seborga deve saper coniugare questi due aspetti, per non rimanere ‘indietro’ rispetto alle sfide della modernità e al contempo per non perdere un patrimonio storico e culturale importante, che è alla base del suo essere un Principato. Non c’è necessariamente un dualismo tra tecnologia e tradizioni: l’importante è anzi saper sfruttare al meglio le nuove tecnologie, perché la nostra storia e le nostre tradizioni possano continuare ad essere tramandate con successo a un numero sempre più crescente di persone, che siano quindi messe nelle condizioni di conoscere la nostra affascinante realtà.’
Allora, non mi resta che augurare lunga vita a Seborga e al suo Principe, giusto? Si dice così, no?
‘Certamente. Viva il Principato di Seborga!’
A cura di Nicola Luccarelli
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