Questi sono anni di vacche magre. Anni in cui si taglia su tutto e non sono ammessi sprechi, di nessun tipo. In Italia, ad esempio, si è tagliato e si continua a tagliare anche sulla sanità. Quello che mi chiedo io è questo: la nostra sanità è diventata una malasanita’ a causa dei tagli, oppure è sempre stata così?

Perché, i soldi per ospedali, cliniche e quant’altro, una volta c’erano, ma anche quando le vacche erano più grasse e potevano pascolare liberamente, in ospedale si moriva comunque per un’appendicite? Quindi, il problema di fondo era già presente? In Italia, nel nostro “bel paese”, i morti per sbaglio (si fa per dire), sarebbero 90 al giorno, secondo un’ indagine portata avanti dall’Associazione Anestesisti e Assinform (Editore di riviste specializzate nel settore del rischio nel campo della sanità).

Ogni anno, le cifre si aggirano tra i 14mila e i 50mila. Dati che indignano e non poco, soprattutto, se si pensa che il 50% di questi decessi si sarebbe potuto, benissimo, evitare. Tra le cause di queste morti così assurde (riportate sempre dai due organi in questione), ci sarebbero gli errori commessi dal medico, scambi di farmaci, dosaggi errati e sviste in sala operatoria.

Come “sviste” in sala operatoria? In che senso? Come si fa ad avere una svista, quando stai armeggiando con i polmoni, il fegato o la milza di qualche povero cristo? Come fai a distrarti, quando devi effettuare un trapianto? L’operazione più complicata di tutta la chirurgia e il dottore si permette di distrarsi, magari parlando con i suoi collaboratori, su cosa fare nel week end? Il medico non può sbagliare, a lui non è concesso. Non si deve e basta. Poi si può dire che, in certe strutture, mancano le strumentazioni e le attrezzature sono obsolete, ma non è una macchina che fa il medico. Il dottore, in quei momenti così catartici, deve agire come una macchina perfetta. Tutti possiamo incorrere in degli errori, ma un personale qualificato, che ha in mano la vita dei propri pazienti, deve essere perfetto, impeccabile con lo sguardo concentrato alla massima potenza.

Non si possono più accettare le scuse dei direttori sanitari che danno la colpa agli strumenti e non a chi, quegli strumenti, non li sa nemmeno prendere in mano. Certamente la mancanza di fondi e lo sperpero che si è fatto in passato, non hanno aiutato la categoria. Questo è sotto gli occhi di tutti e non possiamo non essere d’ accordo. Ma non deve diventare un alibi per tutto quello che non funziona e non ha mai funzionato. Bisogna andare oltre le condizioni ambientali in cui si opera, all’ interno dei nostri ospedali.

Esiste un sottobosco di medici incapaci e infermieri, ancora più inetti dei primi. In che mani siamo? In brutte mani, guardando i dati, ma dobbiamo, comunque, continuare ad avere fiducia nella nostra sanità pubblica. Non possiamo fare altro, purtroppo. Dobbiamo avere speranza in un futuro migliore. Ora più che mai, la speranza è l’ultima a morire… e speriamo proprio che sia così.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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