“Ciao rosa…”
Silenzio.
“Ciao rosa…”, ripeté l’uomo avvicinandosi.
“Dici a me? Scusa ma non capivo”, fu la risposta della rosa.
“Come non capivi? Ti ho chiamata per nome due volte”
“Per nome? Cos’è il nome?”
“Cosa? Non dirmi che non sai che ti chiami rosa!”
“A dire la verità lo imparo adesso. Rosa? Ma che senso ha? Io sono ciò che sono, nulla di più e niente di meno… Non mi sono mai posta il problema di un nome”, ammise la rosa con sincerità.
“Ma senza nome non saresti riconosciuta!”
“Ma a cosa mi serve essere riconosciuta? Mi basta sapere di esistere”
“Ma non temi di essere confusa con gli altri fiori?”
“Temere? Cosa vuole dire temere?”
“Vuole dire avere paura!”
“E cos’è la paura?”
“Rosa, mi fai passare da scemo… Mi stai quasi facendo innervosire”
“Scemo… Rabbia… Cosa sono?”
“Ma come? Sembra tu sia caduta dal cielo…”
“No, io dal cielo sono stata originata, ma sono sbocciata sulla Terra, dove sbocciano tutte le creature: i fiori, le piante, i fiumi, i mari, le rocce…”
“Ma cosa c’entra lo sbocciare dei fiumi, delle rocce? Sbocciano i fiori, non le altre cose!”
“Perché tu sei legato ai nomi, alle convenzioni, al nervoso, alla rabbia, a confronti e paragoni; io appartengo al ‘Fiore della Vita’, al Creato, al Signore di tutto, e in Lui tutto sboccia”
A quel punto l’uomo comprese.
“Grazie fratello fiore… Sino ad ora avevo visto solo il tuo stelo, la corolla, i petali… Ora, per la prima volta, avverto il tuo aroma, la tua essenza”
“Grazie a te, che ti sei fermato, ti sei chinato per venirmi vicino, che hai saputo ascoltare la mia silenziosa voce. Ma dimmi, qual è il tuo nome?”
“Da oggi, il mio nome è ‘IO SONO’, come tu SEI”

(E l’uomo divenne fiore, il fiore aroma che si espanse nell’Etere, in quel Tutt’Uno dove danza, di colori e suoni, il sorriso di DIO/DEA).

In natura non c’è un fiore uguale all’altro, eppure, tutti assieme, proprio per la loro unicità, costituiscono il silenzioso convivere di una bellezza pura, nel Giardino dell’Eden. Ecco, se l’essere umano divenisse come un fiore, non pensasse a distinguersi dai suoi simili, anche sopraffacendoli, con ruoli e poteri diversi che abbracciano religioni e partiti, anziché seminare esplosioni e morti, straziando il cuore di tante mamme, sulla pelle di Madre Terra germoglierebbero i fiori della fratellanza. Se l’essere umano fosse consapevole della sua “unicità irripetibile” e in essa si compiacesse avendo rispetto delle altre “irripetibili unicità”, in questo oramai infernale esistere, si potrebbe tornare a respirare l’aria pura e fresca del Paradiso Terrestre, dove la rosa e l’uomo, nel Giardino dell’Eden, “sono ciò che sono, nulla di più e niente di meno”.

A cura di Vittorio Benini

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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