L’Italia ha sete.
La grande siccità di queste ultime settimane sta colpendo tutta la nostra penisola con danni ingenti, oserei quasi dire catastrofici per l’agricoltura del paese.

Tanto che alcune regioni, come Parma e Piacenza per esempio hanno già richiesto lo stato d’emergenza; Roma emanerà un provvedimento per razionalizzare il consumo di acqua.

Gli ultimi dati parlano di situazione davvero tragica.

Il Po, principale fiume italiano, nella zona della Becca a Pavia è a 3,5 metri sotto lo zero idrotermico, e questo ha prodotto, per esempio in Lombardia un danno agricolo del 20%.
Non se la passano bene nemmeno il Piemonte, il Friuli, la Campania, L’emilia Romagna, la Sardegna, la Sicilia , il Veneto , la Puglia.

Queste le 10 regioni colpite di più dalla siccità; non che per le altre la situazione sia tanto migliore.

Simone Abelli, famoso meteorologo, ha recentemente spiegato che la quantità d’acqua mancante in tutta la penisola è stata quest’anno di 20 miliardi di metri cubi, pari alla quantità contenuta nel bacino del Lago di Como.

Rispetto agli altri anni ci sono un terzo di precipitazioni in meno, il che spiega molte cose.

Ora che la situazione è così drammatica, bisogna trovare le soluzioni, vero, ma anche interrogarsi e chiedersi di chi sia la colpa di questa situazione.

Parlare solo di calamità naturale difficilmente prevedibile ed evitabile è troppo comodo.

Sicuramente c’è stato un cambiamento climatico e un surriscaldamento della temperatura globale, ma guardandosi in faccia, è doloroso ammettere che è la mano dell’uomo la principale responsabile dell’attuale situazione.

Le industrie inquinano troppo senza pensare alle conseguenze; l’emissione di gas quindi provoca un surriscaldamento, senza contare i molti rifiuti gettati non solo in mare, ma anche nei bacini d’acqua dolce, il che naturalmente, produce una diminuzione di acqua potabile.

La siccità poi, è anche una causa degli incendi, certamente ancora una volta è la disattenzione o la malvagità umana a provocarli principalmente, ma sicuramente in luoghi poco aridi c’è meno pericolo che bruci tutto.

Di questo passo, in poche decine di anni il mondo morirà di sete, dato che anche le potenze mondiali come l’America e la Cina se ne infischiano del clima. Presto però anche paesi così potenti rimpiangeranno le discutibili scelte ambientali che stanno facendo.

La speranza è che queste situazioni di disagio servano di lezione per il futuro, e che l’uomo presti maggior attenzione all’ambiente che lo circonda e non ai guadagni economici che derivano dall’inquinarlo.

A cosa servono i soldi se non si può comprare l’acqua o se tutta quella potabile, presto sarà inquinata e nociva?

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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