Guerra

Il 24 maggio 1915 l’ Italia entrava in Guerra. Da quel giorno sono passati 100 anni. La prima guerra mondiale (denominata ‘Grande Guerra’, iniziata nel 1914 e conclusa nel 1918), fu uno dei conflitti mondiali più sanguinosi della storia dell’ umanità. In questa assurda mattanza, persero la vita circa 15 milioni di persone tra militari e civili, mentre i feriti arrivarono a 20 milioni. Purtroppo, questo conflitto non risparmiò nemmeno il nostro paese, che ebbe delle perdite ingenti, soprattutto tra i più giovani. L’ Italia era un paese che aveva trovato la sua unità politica e culturale, da circa 40 anni, e l’ amor di patria era presente più che mai nei cuori di molti italiani, ma non di tutti. Dopo un anno di tentennamenti, il governo italiano (con il benestare del Re), decise che era arrivato il momento di entrare in gioco. Si pensava, che il conflitto sarebbe durato il tempo di un battito di ciglia, ma le cose andarono, molto, diversamente. Gli italiani volevano completare il loro puzzle, conquistando anche il Trentino Alto Adige, ancora in mano all’ Impero Austro- Ungarico. Dopo tre anni di battaglie sul Carso e milioni di vittime, la nazione che ha dato i natali a Dante, Petrarca e Boccaccio, era riuscita, finalmente, ad annettere il Trentino. Ma a quale prezzo? Quanti militari italiani sono stati sacrificati per la causa? La prima guerra mondiale è stata una guerra di trincea, e per conquistare pochi metri, venivano uccisi migliaia di soldati, ogni giorno. e se non erano le mitragliatrici, le mine antiuomo o i gas nervini a farli fuori, ci pensavano le malattie e la malnutrizione. Nelle trincee si viveva in condizioni disumane. L’ esercito italiano era formato, per lo più, da analfabeti, i quali parlavano in dialetto e non in italiano. Il più delle volte, i soldati non capivano gli ordini che venivano dati loro, e così i morti raddoppiavano in maniera esponenziale. Sì, molti si sentivano italiani e volevano combattere per il loro Re e per la loro nazione, ma molti altri, invece, si ritenevano solo persone spaesate, che erano state strappate ai loro affetti e al loro lavoro, senza sapere nemmeno il perchè. C’era molta confusione e parecchi militari si sentivano dei pesci fuor d’acqua. La paura di morire era all’ ordine del giorno, e molti di questi sono riusciti a sopravvivere proprio grazie a questa paura. Ora, dopo 100 anni, l’ Italia è ancora spaccata in due. Il Nord, come nei primi anni del Risorgimento, si sente più italiano del Sud che, e come 150 anni fa, si sente sfruttato, in tutto e per tutto, dal potente settentrione. Il razzismo tra noi italiani è ancora duro a morire. Nemmeno due guerre mondiali, sono riuscite a rinsaldare questa frattura e non credo che si potrà mai, veramente, rinsaldare. Quello che rimane di queste due guerre sono i morti, numeri spaventosi e il dolore che milioni di famiglie hanno dovuto sopportare. Tutto questo si poteva evitare? Non lo so, io sono nato molto tempo dopo, e per certi versi mi sento fortunato, perchè sto vivendo in un’ epoca di relativa pace. Perchè relativa? Perchè, la situazione di profonda crisi economica e sociale che l’ Italia, l’ Europa e il mondo intero, sta vivendo in questo momento, potrebbe portare ad un terzo conflitto mondiale. Io, spero, vivamente che non si arrivi a tanto, ma visto come sono andati i primi due conflitti, e le motivazioni che hanno portato le nazioni a combattersi, e quindi, l’ unica cosa da fare, è quella di stare allerta e prepararci al peggio.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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