Le ritorsioni da parte di Mosca nei confronti della Turchia non si sono fatte attendere. Dopo l’abbattimento dell’aereo militare russo al confine con la Siria, sono iniziati una serie di provvedimenti finalizzati a colpire le aziende turche, a partire dai produttori di armi e dal settore agroalimentare.
Le manovre atte a colpire l’economia della Turchia sono state annunciate quasi immediatamente e il vice premier russo Dmitri Rogozin (che nel governo sovrintende alla difesa e all’industria aerospaziale) ha chiesto alle armerie russe, attraverso Facebook, di rifiutarsi di lavorare con i fornitori turchi.
La holding “Kolchuga” ha già rimosso dai suoi punti vendita le armi prodotte in Turchia. L’esecutivo russo ha inoltre incaricato Rosselkhoznadzor, l’ente federale per i controlli fitosanitari, di aumentare i controlli sui prodotti agroalimentari provenienti dalla Turchia.
Intanto arriva l’avvertimento da parte dell’ambasciata Usa in Russia: la decisione di Mosca di schierare i sistemi di difesa anti missilistica S-400 alla base militare russa a Latakia non fa che complicare la situazione e non favorisce la lotta all’Isis.