… E se quel poveraccio davvero non ne sapeva niente … ?

Circa 25 anni or sono, il giudice Francesco Saverio Borrelli, durante l’inchiesta di “tangentopoli”, contestò a molti indagati diverse fattispecie di reato, richiamando l’antichissimo concetto di responsabilità oggettiva, aumentando così a macchia d’olio, il numero delle persone implicate nella maxi inchiesta che sconvolse l’Italia politica-imprenditoriale dell’epoca.

Non è mai facile commentare una notizia Ansa, senza leggere accuratamente gli atti che riguardano l’inchiesta in questione. Ancorché i controlli e le verifiche della Guardia di Finanza paiano concluse, le indagini preliminari sono invece ancora in corso. Si parla di depauperamento delle casse sociali, di frode fiscale da 11 milioni di euro, riciclaggio, emissioni di fatture per prestazioni inesistenti, associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, simulazione di reato e di falso in bilancio. Oltre a tutto ciò, sarebbe anche in discussione e nel mirino degli inquirenti, la cessione all’Inter di Yoto Nagatomo, tramite la quale, registrando una plusvalenza fittizia, sarebbe stata notevolmente abbattuta la perdita di esercizio del 2011. A partecipare a questo bel teatrino, ci sarebbero 7 indagati, di cui 6 riconducibili alla vecchia gestione Campedelli. A completare il triste quadro, vi è anche purtroppo l’attuale presidente Giorgio Lugaresi, probabile vittima di una gestione societaria ragionevolmente condotta e manipolata dal vecchio organo amministrativo, dal quale Lugaresi in data 07/12/2012, rilevò il sodalizio del cavalluccio, già ceduto in data 21/12/2007. Sono ben 5 gli anni di gestione targata Campedelli.

“Io con questi delinquenti non c’entro nulla !”. Cosi si difende Lugaresi, respingendo l’accusa che lo riguarda. In effetti da quel poco che si legge, la responsabilità di Lugaresi sembrerebbe limitata alla firma dei dichiarativi fiscali 2013 (per redditi 2012), anche perché le false fatturazioni oggetto d’indagine, si riferirebbero a fatti precedenti il passaggio societario. Ad onor di cronaca, l’avviso di garanzia a Lugaresi, venne consegnato il 19 giugno scorso e le reazioni di Lugaresi furono durissime: ”Il passato di questa società ha un nome e un cognome: Igor Campedelli” – “Quando ci accorgemmo di quello che era successo, andammo subito in procura a presentare un esposto. I conti non tornavano” – “Personalmente sono provato, stiamo pagando per debiti contratti da altri, dobbiamo risolvere le beghe di altri”. Nel giugno scorso addirittura Lugaresi volle accertarsi sulle prestazioni che sarebbero state eseguite da diverse società, nell’ambito dei servizi di manutenzione nello stadio, venendo così a scoprire tramite i dipendenti, che i lavori di spalatura delle neve e di manutenzione, sarebbero stati svolti dai dipendenti stessi. Nonostante l’accurata diligenza amministrativa di Lugaresi, con quello stesso concetto giuridico di responsabilità oggettiva purtroppo, oggi il patron del Cesena Calcio, si trova coinvolto in un procedimento penale per fatti di reato ragionevolmente riconducibili a terzi soggetti, ma che competono la sfera di responsabilità anche di chi indirettamente, dal proprio comportamento, non sia riconducibile il dolo o la colpa imputabile al soggetto stesso.

Tale situazione costituisce una deroga al principio generale della responsabilità, secondo cui è necessaria l’esistenza di un preciso nesso di causalità tra il fatto illecito ed il comportamento dell’individuo, affinché a questi possano essergliene attribuite le conseguenze giuridiche. Ma oltre alla responsabilità penale che è solo personale, un aspetto da non tralasciare è anche quello economico che deriva dalla responsabilità amministrativa delle società e degli enti, che in base a quanto disposto dal D. Lgs. 231/2001, potrebbe costare al Cesena una sanzione pecuniaria molto elevata.

A cura del Prof Pierluigi Vigo

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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