Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Edin Dzeko si ritrovò trasformato nel capocannoniere della Serie A.
Questo sarebbe il giusto inizio della sua opera più famosa se Franz Kafka fosse vissuto ai giorni nostri.
Non parlerebbe di un uomo che ha tutto e che una mattina si ritrova incorporato nelle sembianze di un gigantesco insetto, condizione a causa della quale perderà tutti gli affetti, fino a lasciarsi morire.
Parlerebbe dell’esatto contrario. Di una storia di speranza e determinazione.
Di un ragazzo al suo arrivo trattato come una superstar, che poi tutti hanno etichettato come brocco perchè si mangiava dei gol che anche un anziano in sedia a rotelle faceva.
E giù tutti a criticare, a dire che la Roma aveva preso l’ennesimo flop, che la prima stagione del bosniaco in Italia sarebbe stata anche l’ultima.
E più lo criticavano e più il ragazzo si chiudeva in sè, proprio come Gregor Samsa, il protagonista dell’opera di Kafka, arrivato addirittura al punto di essere rinnegato dalla sua stessa famiglia.
I social hanno campato un anno a deridere l’attaccante della Roma, un secondo a bollarlo, senza considerare le comprensibili difficoltà di ambientamento che ci stanno tutte la prima stagione.
Gli stessi social e giornalisti che l’anno scorso lo criticavano, ora lo vedono come il nuovo fenomeno, come pretendente allo scettro di capocannoniere insieme a Icardi; anche i compagni e il tecnico, che hanno sempre creduto in lui, anche nella scorsa buia stagione, ora si godono questa dolce e bellissima metamorfosi, antitetica alla metaforica e funesta opera dello scrittore.
Adesso Dzeko segna; è decisivo di testa, di piede, su rigore. Segna in tutti i modi, con una cattiveria impressionante, come a voler dire a chi lo ha criticato ferocemente fino all’anno scorso che il giocatore, la scorsa stagione non era lui, che è tornato ai livelli che si sono visti sia in Germania che al City.
Sono già 12 le sue reti solo in campionato senza contare le coppe e la Roma aveva proprio bisogno di un attaccante così, per dare un’alternativa al suo gioco, non più brillante e incisivo solo sulle fasce, ma ora anche devastante al centro, dove c’è Dzeko, idolo ritrovato della tifoseria romanista, giocatore sul quale ora si basa tutto il gioco d’attacco, e sul quale tutti sperano in vista di domenica, in vista del d-day, giorno del derby, che potrebbe essere ancora una volta, anche il D-day, giorno di Edin Dzeko, passato da corpo estraneo a vero trascinatore.
Misteri del calcio.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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