Distrazione da cellulare, alcol, droghe, ghiaccio, sonnolenza: tornano le stragi dei week-end!
Eppure i concetti sono arcinoti, le riflessioni condivise, quanti articoli sono stati scritti da emeriti giornalisti e non solo sulle stragi del sabato sera.
Sembra quasi che ci sia, da parte di tutti noi che ci apprestiamo a parlare di questa “maledizione del sabato sera”, la consapevolezza che, non fra molto, ce ne sarà un’altra, altrettanto tragica, di sera, in cui spendere parole, ahimè, altrettanto inutili.
Perchè i giovani continuano a morire sulle strade nei fine settimana.
Sono tanti e sono troppi!

Se ne erano contati circa 50 tra ottobre e novembre 2019, gli ultimi accadimenti risalgono alla notte del 14 dicembre, e ne aggiungiamo altri cinque.
Altri telefoni che squillano per annunciare a una madre e a un padre che la sua creatura sta male e insomma, che non ce l’ha fatta.
Altri fiori lungo le strade, oramai più frequenti in certi tratti, dei cartelli segnaletici.
Un cimitero a cielo aperto, di una guerra che continuiamo a perdere, perchè la sensazione è che questi morti li piangiamo fino al lunedì mattina, poi torniamo a dimenticarci di combatterla.
Eppure, in passato qualcosa s’era mosso, per arginare questa tragedia, nel 2001 si registrarono 917 vittime, nel 2015 solo 300.
Era semplicemente successo che lo Stato aveva dato segni di vita per combattere la morte, etilometri, patenti a punti, controlli, leggi più severe.
Poi la guardia si è di nuovo pian piano abbassata, altri governi, altre priorità, probabilmente più per sciatteria che per problemi politici.

Di “stragi del sabato sera” se ne parla da ormai più di trent’anni, da quando l’enfasi sul fenomeno arrivò a definirlo alla stregua di una vera e propria calamità, figlia peraltro, di altri aspetti della vita sociale dei giovani, e sullo sfondo di tutto disagi, insofferenze, voglia di trasgressione.
Nell’ultimo triennio il problema, se non arginato, sembrava quantomeno ridimensionato rispetto al passato. Oggi, invece, soprattutto nelle cosiddette “ore maledette”, quelle che vanno dalle 22 alle 6 del mattino, durante i fine settimana, i dati dicono che il numero degli incidenti stradali è tornato a salire.

Le ragioni sono ricorrenti in quasi tutti i casi, e hanno a che fare principalmente con il venir meno dei freni inibitori, agevolato dal consumo di alcol e droghe, e risultano essere amplificati da tutta una serie di booster tipici delle dinamiche “ del branco”, come l’entusiasmo, la voglia di strafare, e quella sorta di droga che si prova anche con la guida ad alta velocità, e che è lo spirito di emulazione.
Senza contare un altro “buco nero”, quello dei controlli con l’etilometro, che non sono visti di buon grado dalle polizie locali, perchè le operazioni vanno compiute di notte, e perchè gli introiti delle contravvenzioni non finiscono nelle casse delle amministrazioni bensì in quelle dello Stato, e in caso di positività, c’è pure l’obbligo di condurre gli interessati in un pronto soccorso d’ospedale.
Occorre anche dire che la Polizia Stradale si è ormai sottratta a questo genere di controlli sulle statali, delegandoli alle forze di polizia locali e ai Carabinieri, categorie entrambe con endemiche carenze di organico.

I rimedi possibili?
Il problema, certo, è anche culturale, di educazione, anche scolastica.
Oserei dire da Protezione civile, poichè fa più vittime delle alluvioni.
Sicuramente le istituzioni, compreso la televisione nazionale, hanno il dovere di informare e di dare ai giovani gli strumenti necessari a capire, preventivamente, che cosa può succedere con la caduta dei freni inibitori, e quali sono le gravissime conseguenze che ciò pUò provocare al volante.
Concedetemi l’aggiunta però: riproviamo, chiedendo anche allo Stato di fare il suo dovere: prevenzione, educazione, un po’ di repressione anche, che non guasta.
Tutti i giorni a tutte le ore e non solo nel week-end.
Credo che ne valga la pena, per evitare così tanto dolore e per evitare di scrivere sempre le stesse cose, rimanendo “immobili”!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Foto Marco Iorio Roma

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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