Siamo tutti stanchi, certo, vogliosi di uscire all’aria aperta, di tornare a lavorare, persino di tornare a scuola, e mica è cosa da poco, abbiamo tutti voglia di una normalità che non ci rendevamo conto quanto fosse bella, quanto fosse preziosa; ma si sa che nulla va mai bene, che siamo lamentosi o comunque mai contenti di ciò che abbiamo, il tutto fino a quando…

La strada, meglio metterselo bene in testa, è però ancora tutta in salita e per capirlo basta fare attenzione ai numeri, magari non solo i nostri, perché un’altra cosa che dovremmo ormai aver capito è che anche il coronavirus è globalizzato, dato che non c’è una nazione al mondo dove non abbia colpito, tanto o poco che sia.

Quindi, temo che anche solo sperare di poter tornare presto alla normalità sia più un’utopia che una possibile realtà; sono catastrofico? Al contrario, sono realista, anche perché quelli che sono i precedenti parlano da soli e sempre quelle che sono le “ricadute” hanno causato molti più danni e molti più morti della prima fase della malattia.

I tempi, anzi i morti innanzitutto, saranno la diretta conseguenza dei nostri comportamenti e basta vedere quali sono le zone più colpite nel nostro Paese per accorgersi che dove si sono tralasciate le più elementari misure comportamentali ci sono stati i risvolti peggiori, e probabilmente non è un caso che siano state talune regioni a pagare il prezzo più alto in termini di contagiati e morti, anche se “avrebbero” dovuto essere le parti più “virtuose” e più virtuosamente guidate della penisola italiana (alla faccia…).

Quello che sarà inoltre fondamentale non potrà che essere la scoperta di un vaccino adatto alla bisogna e la sua diffusione e somministrazione alla maggior parte delle persone, senza fare, come con i tamponi, figli e figliastri, perché sarà più importante un operatore sanitario o un calciatore? Considerano che i primi sono stati (e sono tutt’oggi) mandati al macello, quasi come coloro che intervennero per primi dopo Cernobyl, mentre i privilegiatissimi “mostri sacri” della Serie A sono stati trattati come degli Dei, anche se non sappiamo quanti davvero siano stati contagiati o meno (e mentre noi “dobbiamo” stare chiusi n casa, molti di loro se ne sono andati in giro per il mondo come nulla fosse)!

Comunque ci sarà tempo di parlare anche di questo, magari ragionando anche di quanto ci manchi davvero il pallone; oggi è tempo di Santa Pasqua, casalinga come non mai, ma certo con la possibilità di recitare una preghiera, di vivere un momento di raccoglimento in cui chiedere al Padreterno, alla Madonna, di aiutarci in questo momento così difficile, tanto questo possiamo farlo in qualunque istante ed in qualunque posto, anche nel salotto di casa nostra, perché Fede e propaganda sono due cose ben diverse e non bisogna neppure essere troppo intelligenti, e persino troppo credenti, per saperlo.
Una serena Pasqua a tutti.

Il Direttore Responsabile Maurizio Vigliani – Foto Shutterstock_

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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