Cirilli

La comicità è molto cambiata negli ultimi decenni. Da quella mimica e poco parlata esportata da mostri sacri quali Charlie Chaplin, Oliver Hardy e Stan Laurel, fino ad arrivare a una più moderna, in cui la mimica viene accompagnata dalla parola e da un abbigliamento a di poco ridicolo.

Per far ridere, al giorno d’oggi, devi sfornare battute a raffica, ma questo non basta. Bisogna avere i cosiddetti tempi comici. Così come un batterista tiene il tempo in modo da far suonare al meglio tutto il gruppo, così il comico o i comici devono mettere in scena lo sketch nei modi e nei tempi giusti. Tra i fautori di questo rinnovamento della comicità c’è stato Gigi Proietti che ha fondato anche un’ accademia sulla comicità, in cui hanno studiato attori del calibro di Enrico Brignano. Ha frequentato questa scuola anche il comico romano Gabriele Cirilli.

“Chi è Tatiana?”; vi ricordate la domanda che veniva ripetuta in maniera ossessiva sul palco di Zelig qualche anno fa? Beh, a pronunciarla era proprio Cirilli che, vestito da donna, con una parrucca in testa, prendeva in giro Tatiana, una sua fantomatica amica, colpevole di essere sovrappeso. Cirilli si è fatto conoscere dal grande pubblico grazie a questo personaggio. Nel corso degli anni, il comico romano ha messo in scena altre gag, vestendosi sempre in maniera buffa e giocando sulla presa in giro. A lungo andare, però, questo tipo di comicità ripetitiva e basata solo e unicamente sul prendere in giro le persone un po’ diverse da noi (tipica della cultura romanesca), stanca il pubblico. Quando, poi, si sbagliano i tempi e si fanno battute su persone che si trovano in difficoltà, si rischia di uscire dal seminato e la battuta, oltre a non fare più ridere, può indignare chi l’ ascolta e fare arrabbiare chi la riceve.

Ho sentito comici di un certo livello fare battute sul disastro della Concordia e sul comandante Schettino, e questo non è assolutamente bello e soprattutto è tremendamente irrispettoso nei confronti dei parenti delle vittime. Questo è solamente un esempio e non voglio puntare il dito contro nessuno, tantomeno contro il comico romano, ci mancherebbe. Volevo solo far capire come la parola, spesso e volentieri, possa diventare più tagliante della spada. Comunque, lasciamo perdere le spade e torniamo a parlare di Gabriele Cirilli. Lui ha continuato a proporre e riproporre i soliti personaggi che hanno riscosso critiche positive da parte di alcuni e negative da parte di altri. Ultimamente, vediamo Cirilli al programma “Tale e Quale Show”, e anche in questo caso, in cui personaggi famosi imitano i cantanti, possiamo vedere come il suo particolare modo di vestirsi e muoversi, ci riporti ai suoi inizi di carriera. Secondo la mia modesta opinione, la comicità è altro, deve essere altro. Travestendosi e parlando in modo buffo, si rischia di diventare una macchietta.

Se tutto si deve ridurre a una imitazione portata all’ eccesso, esisterebbero solo imitatori e non comici. Il comico, sempre secondo la mia modesta opinione, dovrebbe ribaltare la realtà, estremizzandone alcuni aspetti, senza cadere nel ridicolo e quindi senza estremizzare anche se stesso. Questo è un errore che fanno in tanti. Pensare che basti proporsi in modo divertente per fare ridere è sbagliato, o per lo meno, non sempre funziona. Poi, per carità, non si può piacere a tutti – questo è sicuro – e la comicità non è sempre capita da tutti. Cirilli è figlio dell’ età moderna e quindi è un comico che vive un tipo di comicità 2.0. Si può apprezzare o meno, ma fino a che continueremo a vederlo in tv e sul palcoscenico, lui avrà avuto ragione e i detrattori torto.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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