RUBY
E’ definitiva l’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby. Lo ha deciso la Cassazione rigettando il ricorso della procura generale di Milano. La decisione dei supremi giudici è giunta dopo una camera di consiglio fiume, durata circa nove ore. La sesta sezione penale della Cassazione ha così deciso di confermare il verdetto pronunciato il 18 luglio scorso dalla Corte d’appello di Milano che aveva assolto Berlusconi, imputato per concussione e prostituzione minorile. L’ex premier in primo grado era invece stato condannato a 7 anni di reclusione. Le motivazioni del verdetto saranno depositate entro 90 giorni secondo quanto prevede il codice di procedura penale.

L’accusa Il sostituto procuratore generale Eduardo Scardaccione aveva chiesto di “annullare l’assoluzione e rinviare per rimodulare la pena”. Per il pg Scardaccione erano “pienamente provate” le accuse di concussione e prostituzione minorile, per cui, a suo avviso, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto riaprire il dibattimento vero e proprio ma solo rideterminare la pena stabilita in primo grado . “L’episodio nel quale Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro”, ha detto il pg in un passaggio della requisitoria. In relazione all’intervento sul funzionario della questura Piero Ostuni affinché l’allora minorenne Karima el Mahroug – vale a dire Ruby, fermata per un furto del 2010 fosse lasciata andare – Scardaccione non mostrava dubbi: “C’è stata una violenza irresistibile per ottenere il risultato indebito”. Per il pg “la volontà di Ostuni è stata ibernata perché nel momento in cui riceve la richiesta di intervento da Berlusconi non capisce più nulla e fa ben 14 telefonate. C’è spazio per ritenere che la pressione fosse resistibile? – aveva chiesto il pg nella requisitoria – No, il questore Ostuni è rimasto ghiacciato dalla sproporzione delle modalità con cui la chiamata è stata fatta. L’intervento ha avuto una potenza di fuoco tale da annullare le scelte autonome di Ostuni”. Più volte nella sua requisitoria Scardaccione ha rimarcato che con la richiesta di intervento sul questore Ostuni c’è stata una violenza grave, perdurante e irresistibile”. Per Scardaccione “il livello dello scontro è stato talmente disequilibrato che non ha dato spazio ad alternative. Le modalità di esecuzione della pressione – aveva insistito il pg – erano tali da non consentire di uscirne in maniera onorevole. Per come il risultato è stato ottenuto, non c’è dubbio in diritto che è stata conseguita una indebita utilità”.

La difesa – L’avvocato Franco Coppi, difensore di Berlusconi, aveva detto che “la sentenza della Corte d’Appello ammette che ad Arcore avvenivano fatti di prostituzione con compensi. Cosa che non contestiamo nemmeno noi difensori, ma manca, in fatto, la prova che Berlusconi prima del 27 maggio sapesse che Ruby era minorenne”. Per quanto riguarda l’accusa di concussione, la difesa dell’ex premier ha sostenuto che nella vicenda “è stata rispettata puntualmente la prassi dell’affido seguita dalla questura di Milano, che poi Ostuni e gli altri dirigenti fossero contenti di aver fatto un favore a Berlusconi, questo ve lo concediamo, ma quanto venne fatto è solo quanto previsto dalla prassi in vigore: identificazione, foto segnalazione e ricerca di una comunità per l’affido”. “L’idea di affidare Ruby nasce in questura – ha spiegato Coppi – e non è un’idea di Berlusconi. Il fatto che poi la Minetti si sia comportata con disinvoltura e l’abbia riportata nella casa dove abitava, è un rimprovero che va mosso alla sola Minetti”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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