Se i britannici da poco hanno esultato con una maggioranza risicata, l’uscita della Europa, pare di capire che anche il numero degli italiani che vorrebbero dire addio agli stati membri sia in forte aumento rispetto a due anni fa.

Il trattamento che la Germania a braccetto con l’Olanda hanno riservato al nostro paese, non è certo passato inosservato in piena emergenza coronavirus.

Secondo un sondaggio realizzato da Tecnè Poll, (uscito sul giornale) l’insoddisfazione del Belpaese nei confronti di Bruxelles è cresciuta a dismisura. Di fronte a un’ipotetica scelta tra “remain” e “leave”, cioè restare all’interno dell’Ue oppure uscire proprio come ha fatto il Regno Unito, scopriamo come il 49% degli italiani voterebbe quest’ultima opzione.

I favorevoli al “remain” si aggirerebbero intorno al 51%. Una maggioranza davvero risicata, di appena due punti percentuale sulla fazione opposta. Il dato che però deve far riflettere è un altro. Rispetto all’ultima rilevazione del novembre 2018 i contrari all’uscita sono scesi di ben 20 punti percentuali. Insomma, di fronte a un eventuale referendum sulla permanenza dell’Italia nell’Ue l’elettorato è sempre più spaccato.

La rimonta dei fautori del “leave” ha tuttavia cause ben precise. Il trattamento che certi Stati europei stanno riservando a Roma non è certo passato in secondo piano. Basti pensare al doppio gioco che sta portando avanti la Germania, alla durezza dell’Olanda e, più in generale, alle scelte economiche portate avanti dal cosiddetto fronte rigorista.

Oggetto della contesa tra il citato fronte rigorista e quello anti rigorista, di cui fa parte anche l’Italia, è il modus operandi per gestire la crisi economica provocata dalla pandemia di nuovo coronavirus. Il nostro Paese spingeva (e pare che continuerà a farlo) per gli Eurobond mentre Berlino e l’Aia non intendono minimamente mutualizzare il loro debito. La loro controproposta si ferma al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), da utilizzare in formato light solo per coprire le spese mediche. Il braccio di ferro continua ma cresce l’insoddisfazione degli italiani.

In un clima tesissimo Angela Merkel e Mark Rutte, rispettivamente leader di Germania e Paesi Bassi, hanno fatto capire che prima della solidarietà europea ci sono gli interessi nazionali. Morale della favola: l’Italia, e con lei tutto il fronte anti rigorista, deve rassegnarsi. Agli italiani un ambiente del genere inizia a stare strettissimo. Ecco perché l’insoddisfazione contro Bruxelles sale giorno dopo giorno, oggi in modo particolare dopo il monito di Papa Francesco che nella giornata di Pasqua, nella sua omelia ha lanciato un forte appello proprio agli stati europei per essere solidali in un momento di lotta mondiale.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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