I dati iniziano ad essere allarmanti a livello sociale, oltre a quello lanciato ieri dal fondo monetario se la crisi della pandemia globale fosse gestita come una chimera dissolvente dai governi centrali di ogni paese. Il forte rischio è quello di alzare tra i divari economici rivolte non più gestibili perchè il mondo dei poveri aumenterebbe con le imprese decotte e la disoccupazione. Senza quelle misure di redistribuzione dei capitali in parte a fondo perduto, per fare ripartire la globalizzazione economica, il clima generale prenderebbe una brutta piega, con gli stati tra l’altro, che non potrebbero richiedere più tasse ai contribuenti.

Se osserviamo i dati resi noti dall’Fmi sono già stati impiegati otto trilioni di dollari per fronteggiare sia l’emergenza sanitaria, sia la fase di ripartenza economica, però secondo i grandi banchieri non sarebbe ancora abbastanza. Gli impatti del passaggio del Covid-19 daranno uno spintone verso la fossa comune, all’Economia mondiale, in una recessione che avrà ripercussioni paragonabili al conflitto vissuto nel 1929, ma dagli effetti ancora più marcati, perchè la ricostruzione edile dopo i bombardamenti fa parte di quella storia e non di quella attuale.

A fare rabbrividire la spina dorsale ai politici e agli alti dirigenti aziendali è stata anche la stima divulgata non più tardi di martedì, accostata al valore della recessione globale del 2020, attesa per il 3%. Tuttavia, come ribadito dallo stesso Fondo, tale previsione è suscettibile a modificazioni che però saranno difficilmente per eccesso.

E con i mercati saturi dei prodotti, la ripartenza produttiva, sarebbe rallentata da una domanda contratta fino al punto che molte merci rimarrebbero in giacenza e la parte nuova della produzione potrebbe creare solo indebitamento. Senza incentivi diretti da parte dei governi la piaga potrebbe allargarsi perchè non ci sarebbero più redditi nemmeno per i lavoratori e le famiglie.

A cura di Renato Lolli – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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