Pareva una giornata senza sorprese: la Juve festeggiava il settimo Scudetto consecutivo nell’anticipo contro il già retrocesso Verona, il Milan blindava il sesto posto con una cinquina alla Viola, che serviva anche all’Atalanta per la seconda, consecutiva, qualificazione europea, il Crotone metteva buona volontà a Napoli ma non riusciva a ripetere il miracolo della passata stagione; insomma nulla di eclatante, nulla di clamoroso.

Poi arrivava sera ed a scendere in campo contemporaneamente (che ridere, dopo trentasette giornate passate a fare le gimcane tra il venerdì ed il lunedì!!!!) erano Roma, a Sassuolo, e Lazio-Inter, per quell’unico posto Champions ancora vacante, visto che i giallorossi erano già qualificati e semmai si giocavano la conferma del terzo posto.

Dipenderà anche dal fatto che i fuochi artificiali di giorno sono inutili, ma tutta l’incertezza mancata prima si compendiava nei novantasei minuti andati in onda all’Olimpico, con la Lazio che faceva il bello e cattivo tempo per almeno tre quarti di gara, ma alle solite era tanto bella quanto colpevolmente svagata nei momenti cruciali dell’incontro e si “fumava” letteralmente un quarto posto che probabilmente avrebbe meritato più dell’Inter.

Nel calcio però non sempre paga essere belli ed i meriti contano sino ad un certo punto, così alla Lazio d’annata è successo quanto già visto nelle altre due competizioni cui ha partecipato e l’aver perso il quarto posto, con annessi e connessi anche economici, fa il paio con l’eliminazione di Coppa Italia (Milan in semifinale, ai rigori, dopo un doppio 0-0) e quella disastrosa di UEFA, subita dagli austriaci (!!!!!) del Salisburgo, dopo il 4-2 casalingo, essere andata in vantaggio in trasferta e tre reti subite nel giro di quattro minuti per un 1-4 finale davvero incredibile!

L’Inter ha patito, è scricchiolata, ha rischiato di andare a picco, ma poi ha saputo approfittare delle magagne altrui ed è finita, tra scorni dei gufi (speciebiancorossoneri), per raggiungere quel traguardo che era l’obiettivo di inizio stagione.
Il resto? Sorvolando sugli otto punti mancanti al Napoli per superare la Juventus ed altre amenità varie di cui avremo tempo e modo di parlare, resta una classifica che rispecchia i valori in campo ed ancora una volta certifica come lo Scudetto d’agosto serva da giochino per passare il tempo sotto l’ombrellone e poco altro, visto che il Milan destinato a giocarsi il tricolore per le spese faraoniche, ha finito per rimanere con la biga tirata più da somari che da stalloni, mentre molte delle nostre compagini di medio bassa classifica dovrebbero andare a scuola di “dignità sportiva” a Benevento.

Insomma, niente di nuovo, comprese certe pastette italiche delle ultime giornate, dove mancano gli stimoli a troppi e si vedono spettacoli stucchevoli e sarebbe ora che qualche presidente smettesse di pagare ai suoi lo stipendio; tra le forze in campo ci saranno pure differenze abissali, ma possibile non si possa prendere esempio dall’estero invece di scandalizzarsi se ci sono partite che finiscono, tanto per dire, come Frosinone-Foggia, ultima di B, o far finta di nulla di fronte a certe camionate di “biscottoni” che si vedono da marzo-aprile in poi su troppi campi?

Il Crotone è retrocesso, magari anche meritatamente, ma ha davvero fatto peggio di Udinese, Chievo e Cagliari? Ne retrocedono tre e va bene, ma indubbiamente una cosa è sicura, il Benevento ha dimostrato di avere molta, moltissima più dignità sportiva di tante formazioni che la A la frequentano da anni e sono sempre invischiate in qualunque dei molteplici scandali che immancabilmente fanno parte del calcio nostrano, altro che calcio pulito e celebrati “saggi onestoni”!

Il campionato è finito e come passeremo adesso pomeriggi e serate dal venerdì al lunedì? Tranquilli che tanto c’è il mercato e poi tra poche settimane ci saranno i Mondiali! Non ci siamo? Magari è persino meglio, ce li godremo di più, senza tutta la tiritera di infinite e solite polemiche, e poi con la qualità dei nostri fenomenali pedatori quanta strada si poteva fare?
Dimenticavo il VAR, novità assoluta e mezzo che, a seconda delle proprie esigenze, è passato dal trasformare il calcio nella pallanuoto a strumento indispensabile del calcio non solo italiano ma euromondiale! Certo il meccanismo va oliato e migliorato sotto tanti aspetti, ma per stabilirne l’utilità basta considerare in quanti casi ha modificato una decisione sbagliata o certificata una giusta, sempre considerando che perché funzioni è indispensabile l’uomo e, cosa ancor più importante, non sempre si riesce a stabilire, anche con una macchina, quanto successo.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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