Qualcosa si muove davvero, non lontano da qui. E’ la Germania, oggi, a compiere un primo passo importante, in Europa, nella lotta ai cambiamenti climatici. Ci sono volute 18 ore di negoziati tra i partiti della coalizione di governo guidata da Angela Merkel prima di trovare una sintesi che mettesse d’accordo tutti. E il risultato, almeno sulla carta, ha del sorprendente alla luce delle tante parole e dei pochi fatti fin qui visti da parte dei Paesi che hanno sottoscritto l’accordo di Parigi.

100 miliardi di euro entro il 2030, tanto Berlino mette sul tavolo “per la protezione del clima e la transizione energetica”. Uno sforzo, condensato in un documento ‘green’ di 22 pagine, che dovrebbe permettere alla prima economia europea di accelerare la riduzione delle sue emissioni, finora nettamente al di sotto degli obiettivi fissati. Tra le prime voci del pacchetto per il clima c’è la mobilità sostenibile: prevede aumenti dell’Iva sui biglietti aerei e diminuzione sulle tariffe ferroviarie a partire dal primo gennaio 2020. Prevista anche l’introduzione, dal 2021, del sistema del commercio dei certificati di emissione, come in Ue. Dal 2021, inoltre, la benzina e il diesel saranno più cari di 3 centesimi, mentre dal 2021 di 10 centesimi al litro.

La strategia del governo include anche una serie di misure per ridurre le emissioni di gas serra nell’edilizia, in agricoltura, nell’industria e nei trasporti. Nello stesso tempo, il governo punta a dare una spinta allo sviluppo della produzione di energia pulita (solare, eolica o biomassa), la cui quota nella produzione di elettricità nazionale dovrà salire dall’attuale 40% al 65% nel 2030. Per quanto riguarda le emissioni di CO2, la Germania si era impegnato a ridurle del 40% rispetto al 1990. Finora questo obiettivo è stato disatteso e le emissioni sono state tagliate solo di un terzo. Il target è quello di diminuirle del 55% entro il 2030. La Germania, dall’inizio del 2019, ha anche deciso di abbandonare il carbone entro il 2038, ma deve ancora programmare la chiusura delle miniere e delle centrali.

L’altra scelta, ancora più delicata, è quella dell’uscita dal nucleare che dovrà avvenire entro il 2022, come si è deciso nel 2011 sulla scia della catastrofe di Fukushima. Inoltre, l’industria automobilistica tedesca ha privilegiato a lungo il diesel e ha scelto in ritardo di virare verso le auto elettriche. La Grosse Koalition non farà nuovi debiti e manterrà il pareggio di bilancio anche nel varare questo pacchetto, tengono a sottolineare da Berlino. Ma se la sua approvazione appariva decisiva per la sopravvivenza della fragile coalizione di governo, che deve soddisfare le aspettative suscitate dalla mobilitazione avviata dai giovani di Friday for Future, il movimento creato dalla musa svedese Greta Thunberg, gli organizzatori della manifestazione in corso in Germania, che registra una partecipazione record, hanno già espresso il loro disappunto, definendo il pacchetto ‘green’ appena approntato “uno scandalo”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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