Il campionato delle donne in Francia ha mostrato che un altro approccio a questo sport e’ possibile. Dedizione, realismo e lealta’ possono essere caratteristiche sempre meno diffuse sui campi, ma per le nostre ragazze dell’Italia, invece, una partita è davvero la metafora della vita.
Il mondiale di calcio femminile che si è giocato in Francia in questo acconto d’estate mi ha fatto molto riflettere, non solo come donna, m ha fatto scoprire una gran bella realta’ sportiva; la squadra delle azzurre.
La determinazione di una pioniera del calcio femminile Milena Bertolini, nata e cresciuta in quel di Corregio, paese della Bassa Reggiana, una terra piatta sospesa tra le nuvole di caldo torrido d’estate e di freddo umido in inverno.
Milena ha un aspetto dolce, quasi fragile, ma ha la scorza dura e tenace di tante figlie della pianura emiliana. Basta osservarla a bordo campo, con l’atteggiamento assorto di chi riflette su come ottenere la vittoria
Misurata nelle vittorie , il messaggio che mi arriva e’” questa e’ andata, ma la prossima sara’ piu’ dura!”
Non sbaglia , perche’ ognuna delle vittorie raggiunte in questo Mondiale ha proiettato le azzurre verso un gara sempre piu’ forte.
Le guardi in campo mentre avanzano, attaccano e difendono, mai domate, come se avessero una riserva d’aria infinita nei polmoni-
Sono unite, hanno lasciato a casa la rivalita’ del campionato, e sono forti e mai appagate.
Del resto questa e’ la regola che governa la vita delle donne!
Queste ragazze portano i nomi delle nostre madri e delle nostre nonne; Barbara, Manuela, Cristiana, Daniela, Laura; Valentina, Alia, Sara, Lisa, Elena, Aurora, Chiara e sono le portabandiera odierne nella battaglia iniziata anni fa da Milena .
I loro obiettivi erano chiari: andare piu’ avanti possibile nel Mondiale, e conquistarsi sul campo lo status di professioniste, cioe’ riuscire a infrangere il tetto di cristallo che anche nel loro mestiere fa intravedere il cielo.
Hanno giocato e lottato senza mai perdere la loro femminilita’, con i corpi puliti, privi di tatuaggi, meno cattive negli scontri dei colleghi maschi, quando sono cadute, non hanno simulato. Si sono rialzate subito e hanno ripreso il loro posto di corsa. L’istinto di donna le ha guidate, perche’ sapevano che non potevano perdere inutilmente tempo.
Il loro e’ stato un messaggio di sportivita’ e di rispetto delle avversarie che non sempre vediamo declinato al maschile.
Infine, sono sagge, pensano al futuro, sanno che la loro carriera sara’ breve, forse più di quella dei colleghi.
Per questo studiano e puntano a una laurea.
Praticare il calcio, piu’ di ogni altro sport, insegna che nessuno ti regalera’ nulla, e quindi occorre avere ben chiaro nella mente che la vita vera iniziera’ quando si smettera’ di correre dietro a un pallone.
Ecco allora che la stagione del calcio giocato si dovra’ accompagnare al prepararsi al dopo, quando ci si dovra’ misurare con la professione per la vita.
Forza ragazze! Andate avanti così, dateci dentro per il vostro futuro e per chi arrivera’ dopo di voi!

A cura di Sandra Vezzani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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