C’è un mare in Italia che sta diventando famoso, più che per le sue acque blu cristalline, come erano un tempo, per la plastica che ogni giorno viene versata nei suoi fondali.
Si tratta del Mar Mediterraneo, il “Mare Nostrum” quello più famoso e forse un tempo più bello e pulito d’Italia.

Oggi però purtroppo non è più così, perchè come detto le navi e le industrie non si fanno scrupoli nel gettare centinaia di tonnellate di plastica nei suoi fondali.
Tra queste, circa 731 al giorno secondo un rapporto Unep, e le sostanze inquinanti che gettano turisti, tra cui bottigliette, fazzoletti e chi più ne ha più ne metta, presto si finirà per fare il bagno in una discarica.

Anche se in realtà il problema più grosso, secondo alcuni studi non deriverebbe da sostanze visibili ma dalle cosiddette “micro-plastiche” ossia frammenti di materiali presenti in prodotti come cosmetici o simili che inquinano profondamente mari e oceani, e di conseguenza vanno ad influire anche sulla consumazione di cibo marino sempre più inquinato, anche se in maniera invisibile e impercettibile da queste sostanze.
A risentirne sono anche i pesci; infatti questi animali sono attratti dall’odore della plastica. Quindi se si tratta di micro granuli li ingeriscono. Almeno 50 specie di cetacei e pesci che poi finiscono nelle nostre tavole mangiano queste sostanze nocive alla loro e alla nostra salute.

Da anni si è cercato di porre rimedio alla situazione bloccando il flusso del fiume prima che sfoci nel mare per limitare i danni derivanti da inquinamento, ma con scarsi risultati.
La situazione è critica e a nulla sono serviti gli incitamenti ad un ‘educazione all’ambiente, o le campagne di sensibilizzazione.

Occorrerebbe una presa di posizione fortissima; sarebbe necessario multare in maniera salatissima chi inquina i nostri mari, ma ci sono troppi interessi dietro per prendere tali provvedimenti.
Meglio far le orecchie da mercante, almeno fino a quando il Mediterraneo non sarà solo una grande discarica di rifiuti tossici, e andando avanti con questo ritmo, succederà a distanza di qualche centinaio di anni.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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