Fabio Molari è un esperto psicologo di Cesena, specializzato in patologie a livello nevrotico, come le paure e le ansie, ma anche in disturbi alimentari e nei problemi sessuali, oltre che alle turbe giovanili più o meno diffuse.
Chi dunque meglio di lui può cercare di affrontare la delicata e attualmente chiacchieratissima tematica del disagio giovanile?
Il problema, fino a qualche mese fa quasi ignorato dai media ma ora esploso come una bomba ad orologeria, è ora sulla bocca di tutti, dopo il caso di Ferrara di qualche mese fa e soprattutto dopo quello di Genova di qualche giorno fa, col triste epilogo che tutti conoscono.
“Questi due casi, sono però due estremi, che non si verificano spesso, e sono proprio una conseguenza del disagio giovanile estremizzato al massimo. Di solito il malessere giovanile è meno profondo e radicato di questo e solo in poche circostanze porta all’omicidio o al suicidio”.
Questo il pensiero dello psicologo.
Entrando nel dettaglio, le risposte dell’esperto ci sorprendono in positivo.
Secondo Fabio Molari infatti il concetto di disagio giovanile, non è ben identificabile e può assumere varie forme; di sicuro in atto c’è un cambiamento più o meno profondo dell’Io.
E fin qui, ok. Il bello viene quando gli si pone la domanda sull’origine di questo malessere.
La culla del disagio giovanile risiede secondo lo psicologo nella società.
“Viviamo in una società, quella Occidentale, di benessere estremo. Questo benessere porta ad avere aspettative sempre molto alte e quindi un grado di insoddisfazione elevato in caso tali aspettative non venissero rispettate; ciò porta ad insoddisfazioni e demotivazione e colpisce soprattutto coloro che non hanno ancora piena consapevolezza del mondo, ossia i giovani.
Questo pare un male irrimediabile, eppure speranza c’è. Il disagio si può vedere e percepire, però tutte le componenti sociali, dalla famiglia, alla scuola, agli amici devono mettersi in gioco per far in modo che il ragazzo non si vergogni a mostrare la sua fragilità, cosa che nella nostra società moderna non avviene quasi mai.
Questo il pensiero dello psicologo.
Sono spesso le persone più fragili, quelle più bisognose d’aiuto, ad essere emarginate.
Quali i rimedi?
“Beh sicuramente è utile parlarne con qualcuno, nella fase iniziale, prima cioè che questo malessere diventi insostenibile.
Inoltre occorre investire maggiormente sull’educazione, in particolare la famiglia e la scuola devono farlo.
Occorre responsabilizzare il bambino fin dalla precocità, non bisogna viziarlo troppo ma farlo crescere in modo da renderlo in grado di confrontarsi con gli altri in caso di problemi. E’ anche una questione di valori.
Infine serve maggiore sensibilità nel carpire i segnali quotidiani del ragazzo, perchè se qualcosa non va rispetto a prima, qualche segnale viene emesso e va carpito”.
Questi in maniera un pò generale sono i rimedi a questo disturbo che colpisce molti giovani in fase di emancipazione.
Per il seguito sull’ambito famigliare e dei rapporti sociali, si scriverà un altro pezzo prossimamente.

A cura di Giacomo Biondi

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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