Arrivata la primavera, per il ciclismo è tempo di grandi classiche del Nord, con i terribili “muri” ed il pavé a sfiancare anche chi queste stradine le conosce come le proprie tasche.
Aperta la stagione con la Milano-Sanremo, ci si è immediatamente spostati per il trittico del pavé: Gand-Wevelgem, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix, per poi affrontare le Ardenne con Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.

Dopo la vittoria del Campione Olimpico, il belga Greg Van Avermaet, a Wevelgem, è stato il suo connazionale, e Campione del Belgio, Philippe Gilbert a trionfare sul traguardo delle Fiandre, la cosiddetta “Classica dei muri” (ce ne sono ben 18 da scalare e 5 tratti in pavé), dopo 260,8 chilometri corsi allo spasimo, in mezzo ad un mare di folla appassionata.
Gilbert è scattato da solo durante la seconda ascesa del Kwaremont, quando al traguardo di Oudenaarde mancavano ancora ben 54, lunghissimi, chilometri ed ancora 7 i famigerati muri da scalare.
Certo oggi le stradine belghe non sono più i viottoli di qualche anno fa, ma posso garantirvelo per averle percorse (a piedi ed in auto beninteso), spingere una bicicletta sopra questi muri è veramente qualcosa di incredibilmente faticoso, anche per chi fa del ciclismo la propria professione.
In particolare sono due i muri che ho avuto la fortuna di poter salire: il muro di Huy e quello di Grammont, rendendomi conto come in alcuni tratti le pendenze siano davvero al limite del percorribile e si faccia fatica anche andando a piedi, figuriamoci in bicicletta e dopo chilometri e chilometri di gara.
Il muro di Huy, noto anche come “Chemin des Chapelles”, per via delle sette cappelle che si trovano lungo il cammino, è una salita lunga 1,3 chilometri circa e si trova nei pressi della cittadina di Huy, in Vallonia; nonostante la brevità del percorso, si deve superare un dislivello di 128 metri, con pendenze che vanno dal 9,8 al 26%!

Il muro di Huy è l’asperità principale della Freccia Vallona, viene affrontato per ben tre volte ed in cima è posto anche il traguardo di questa classica di 200 chilometri circa, che affronta nove tra muri e cote.

Altro muro terribile è il Grammont, o Muur van Geraardsbergen, Muur-Kapelmuur, o semplicemente Muur in neerlandese, che si trova a Geraardsbergen, nelle Fiandre, lungo 1 chilometro circa e con 90 metri di dislivello; chiamato Kapelmuur (muro della cappella) per via di una cappella che sorge in cima alla collina, il Grammont è all’apparenza meno duro di Huy, ma la strada stretta e la pavimentazione in ciottoli tondi, rendono l’ascesa un vero inferno (specie in caso di pioggia) e non è raro vedere ciclisti anche esperti piantarsi nel vero senso della parola, e dover scendere di bicicletta per poter proseguire.

Presente nel percorso del Giro delle Fiandre dal 1969 al 2011, il Grammont è stato reinserito nei muri da percorrere proprio in occasione dell’edizione 2017, risultando decisivo per la corsa, visto lo scatto di Tom Boonen (vincitore di tre edizioni della Ronde e poi sfortunato nel prosieguo della gara) che è probabilmente costato la vittoria finale ai favoriti Sagan e Van Avermaet.
Muri belgi terribili dunque, come certamente sanno molti appassionati bikers e come potete vedere dalle immagini scattate proprio nel corso del mio tour belga sulle strade, e sui muri, delle grandi Classiche di primavera.

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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