L’Organizzazione Mondiale della Sanità è preoccupata per la crescente diffusione del COVID-19, non ancora divenuta pandemia, è vero, ma neppure già in uno stadio in cui si può ritenere che il peggio sia alle spalle.

Vero che dalla Cina, dove tutto è iniziato, arrivano notizie positive sull’evoluzione del coronavirus, ma davvero si possono ritenere attendibili i dati che arrivano da un paese non certo tra quelli ritenuti “trasparenti” nei confronti del resto del mondo e che per diverso tempo ha cercato in tutti i modi di nascondere e minimizzare un problema non certo trascurabile?
La questione oggi non coinvolge però solo i cinesi, dato che anche i numeri diffusi dalla Corea sono tutt’altro che confortanti, così come i nostri, che fanno dell’Italia il paese al terzo posto per colpiti dal COVID-19.
Come questo sia potuto accadere non è un mistero, così come non è mistero che, in Europa, siamo ormai considerati alla stregua dei cinesi.

Giusto o sbagliato che sia, è indubbio però che nessuno, nel resto d’Europa, abbia messo in campo le misure attuate da noi contro la diffusione di questa “influenza” misteriosa.
Si può pensarla in qualsiasi modo, però certi dati sono inconfutabile e dicono che nella solo Milano sono stati effettuati seimila tamponi, contro i quattrocento in tutta la Germania ed i duecento della Francia!
Se andate a guardare lo sport, questo si è fermato solamente in Italia, magari parzialmente e non sempre con criterio, ma comunque si è cercato di evitare assembramenti di folla potenzialmente pericolosi, cosa neppure presa in considerazione nel resto di un’Europa dove in molti passano per “maestri” senza averne realmente i requisiti.

Nel Vecchio Continente i “cinesi” siamo noi e si disdicono prenotazioni per vacanze e turismo, quasi fossimo appestati, mentre per una volta siamo invece quelli che provano ad affrontare un problema difficile e subdolo, misterioso e strano, come spesso capita con tutto quanto nasce e si diffonde in Oriente.

Il problema è grosso, ma nel contesto c’è anche qualcosa di cui sorridere, qualcosa che stravolge stereotipi consolidati dell’acciaio; chi avrebbe infatti mai detto che ad Ischia si vietasse l’approdo a chi arriva da nord? E la scritta “non si affitta ai nordisti”, apparsa chissà se solo per scherzo in un’altra famosa località del sud?
Siamo italiani, abbiamo tanti difetti, ma è altrettanto vero che riusciamo a tirare fuori un sorriso anche quando da sorridere c’è veramente poco o nulla.

L’ho già scritto ma non mi stanco di ripeterlo: la situazione è seria, ma se ne esce solo seguendo le indicazioni che ci vengono date e comportandoci senza catastrofismi e senza comportarci come fossimo in guerra; non manca chi vuole approfittare della situazione aumentando le nostre paure, il nostro disagio, i nostri problemi, ma sarebbe ora di dargli, non solo metaforicamente, un gran bel calcio nel sedere e metterlo a tacere, perché siamo italiani, non stupidi qualsiasi.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Marco Iorio

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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