“E’ diversa dalle altre protesi perché capace di adattarsi a ciò che afferro e mi dà la sensazione di usare di nuovo entrambe le mani”. Le parole di Marco Zambelli, ex metalmeccanico 64enne di Sant’Agata Bolognese che perse la mano destra sul lavoro a 16 anni, sono le più adatte per descrivere Hannes, la protesi di nuova generazione che restituirà ai pazienti il 90% delle loro naturali funzionalità. Dietro a questo progetto avveniristico sta Rehab Technologies Lab, il laboratorio nato nel 2013 dalla collaborazione tra l’Inail e l’Istituto italiano di tecnologia che è stato capace di far coesistere una magggiore durata della batteria, una migliore capacità di presa e un costo del 30% più basso rispetto agli altri arti meccanici in commercio.

Nello specifico, parliamo di una mano che sfrutta gli impulsi elettrici provenienti dalla contrazione dei muscoli della parte residua dell’arto e che sfrutta l’intelligenza artificiale perché chi la utilizza possa comandarne i movimenti senza bisogno di interventi chirurgici, grazie a due sensori che interpretano i segnali in arrivo dal cervello. e a riposo.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui