Nel 2016 non dovrebbe essere un mistero che assumere alcol in gravidanza faccia male al feto. Nonostante questo, molte donne non smettono affatto di assumere alcolici quando si accorgono di aspettare un bambino, soprattutto in caso di gravidanza non programmata.

A portare alla luce questa pessima abitudine è stato l’Istituto superiore di Sanità (Iss), in occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Sindrome feto-alcolica. Le stime sono decisamente preoccupanti: in Italia è poco più del 50% il numero delle future mamme che bevono almeno due bicchieri di alcol durante la gravidanza mentre in Europa si oscilla dal 6% della Svezia all’82% dell’Irlanda.

Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss, ha dichiarato: “Le nostre stime ci dicono che in Italia il 50-60% delle donne in gravidanza continuano a bere, mantenendo le abitudini che avevano in precedenza”.

Poiché l’età media in cui le donne affrontano una gravidanza in Italia “è tra i 30 e 35 anni – a aggiunto Scafato – abbiamo ricavato, sulla base dei tassi di consumi alcolici in quella fascia, che non bevono meno di due bicchieri, il doppio cioè di quello che dovrebbero evitare”. Ciò significa quindi che 7 neonati su 100 subiscono l’esposizione all’alcol nel grembo materno.

E’ importante ricordare che gli effetti sul bambino non sono subito visibili, ma arrivano con l’avanzare dell’età, “quando iniziano ad apparire evidenti – prosegue Scafato – alterazioni delle capacità cognitive e disturbi nella crescita. I genitori vedono che in attività normali i figli non sono reattivi come dovrebbero”.

Altro dettaglio da tenere in considerazione è che gli organi vitali, come il cuore e il cervello, si formano nei primi 10-15 giorni dal concepimento, quando ancora non si sa di essere incinta. Quindi se si sta cercando di avere un bimbo, si dovrebbe sospendere l’alcol anche nella fase del concepimento. “L’alcol arriva direttamente nel cervello della madre e del feto – ha concluso Scafato – dove distrugge i neuroni ancora prima che si sviluppino”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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