cellulare

Siamo tutti dipendenti dallo smartphone. Quest’ ultima diavoleria tecnologica ci sta condizionando l’ esistenza. Da quando il cellulare è entrato a far parte delle nostre vite, tutto il resto è passato in secondo piano. Da quando lo smartphone è entrato a far parte delle nostre vite, la realtà è passata in secondo piano. L’ evoluzione tecnologica ha portato ad un pesantissimo regredimento culturale. L’ uso sconsiderato dello smartphone crea una dipendenza reale e quando una persona non riesce, per diversi motivi, a rimanere connesso al mondo virtuale, può diventare, senza neanche accorgersene, un nomofobico. La Nomofobia si manifesta quando una persona non riesce ad usare il telefono cellulare per un certo periodo di tempo. Come il drogato è dipendente dalla droga e va in crisi di astinenza quando non riesce ad iniettarsi una dose, allo stesso modo il nomofobico va in crisi di astinenza, quando non riesce ad usare il suo oggetto preferito. Non riuscire a chiamare, chattare e inviare foto, per il nomofobico è una tortura. Questa fobia è molto diffusa tra gli italiani di tutte le età, tanto che il termine è stato inserito all’ interno del vocabolario Zingarelli 2015 come nuovo lemma. Secondo Federico Tonioni, un noto psichiatra dell’ Ospedale Gemelli di Roma, i giovani sarebbero meno soggetti a questa dipendenza, perché prevalentemente cresciuti in un mondo virtuale, in cui non hanno conosciuto la vita prima del computer, mentre tra gli adulti le cose non starebbero proprio così. Le persone di una certa età, che hanno vissuto prima dell’ era digitale, una volta entrati a contatto con questo universo ne sono rimasti pericolosamente sedotti e quindi il cellulare o il personal computer, sono diventati necessari per la loro sopravvivenza all’ interno della società moderna. Senza smartphone, computer o tablet si sentirebbero persi. Questa fobia è molto seria e non deve essere presa, assolutamente, sottogamba. Il nomofobico, (sempre secondo il dott. Tonioni), è una persona paranoide e al tempo stesso narcisistica che ha sempre bisogno di avere una conferma da parte degli altri e, soprattutto, un suo seguito. Questi sintomi sono stati accentuati, in maniera considerevole, dai social network, usati sempre di più per crearsi amicizie e vite virtuali che nulla hanno a che spartire con la dura realtà in cui tutti viviamo. Come affermato anche dal Dott. Tonioni la nomofobia non è una malattia ma una fobia e quindi senza telefonino si potrebbe campare benissimo, anche perché assorbiremmo meno radiazioni, quelle sì davvero letali. Rifugiarci in un mondo virtuale e ideale, in cui possiamo essere chiunque e fare qualunque cosa, non è sano. Gli esseri umani non sono macchine e non devono esserne schiavi per nessun motivo. La realtà è bella anche perché è dura e per conquistarsi un posto al sole bisogna sudare tanto, non basta un click. Quindi, svegliamoci tutti da questo innaturale torpore, e torniamo a vivere nel mondo reale.

A cura di Nicola Luccarelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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