La nostra vita è fatta di capitoli diversi. Piccoli step che dobbiamo superare per arrivare a capire tutto quello che ci sta attorno e soprattutto per arrivare a capire noi stessi e quello che vogliamo. C’è una persona che ha dovuto imparare a correre ancora prima di camminare, una persona che ha affrontato una fase delicata e difficile della propria esistenza con una forza e una tenacia invidiabile. Questa persona si chiama Giusy Versace, ha 39 anni, e viene da Reggio Calabria. E’ figlia di Alfredo Versace, cugino dei noti Donatella, Santo e Gianni Versace. Ma la particolarità di questa donna non sta nel suo cognome, ma nelle sue gambe che, a causa di un brutto incidente automobilistico nell’agosto del 2005, le sono state strappate via. Giusy non si è abbattuta ma è rinata a nuova vita, ha combattuto, si è rialzata e grazie a due protesi in fibra di carbonio e alla sua incredibile forza di volontà, ha battuto record sulla pista e nella vita.

Il 22 agosto 2005 è nata la nuova Giusy Versace, vero?
“Decisamente è stato il momento che ha diviso la mia vita in un prima e un dopo”.

Lei si sente una persona diversa, migliore magari, per certi versi?
“Diversa solo per certo aspetti, sì! Eventi di questo tipo cambiano chiunque… non mi sento migliore, solo più ricca! Vedere la morte in faccia e vivere con un handicap mi ha costretta a rivedere la mia scala delle priorità, ad apprezzare tante più cose che prima (come tanti), davo per scontate”.

Da dove prende la sua forza e il suo entusiasmo verso la vita?
“La fede è stata una stampella importante per me! Mi ha permesso di ringraziare, di non arrabbiarmi con la vita o con Dio come spesso succede quando si deve affrontare un forte dolore. Sono molto grata per questa seconda opportunità che qualcuno da lassù mi ha voluto dare e questo mi porta a cercare di fare del bene anche agli altri e ad amare spudoratamente la vita! Anche per questo, nel 2011, ho fondato la onlus ‘Disabili No Limits’ attraverso la quale promuoviamo lo sport come terapia e raccogliamo fondi per regalare nuove opportunità di vita a chi non può permettersele. Per chi volesse saperne di più può visitare il sito: www.disabilinolimits.org.”

Perché ha scelto proprio l’atletica per la sua rinascita?
“La scelta è stata assolutamente casuale. Io sono una persona molto curiosa e quando scoprì che potevo correre con dei piedi ad hoc, non ci ho pensato più di tanto! Non è stato semplice e non l’ho fatto pensando all’agonismo, semplicemente mi sono innamorata di un mondo che non conoscevo e che mi stava regalando tante emozioni, se pur con grandi ostacoli e fatica. Gareggiare ai livelli che ho raggiunto è stato stimolo per tanti ma ancora di più per me!”

Cosa vuol dire tornare a correre e a vincere, dopo quel 22 agosto 2005?
“Non ho mai avuto bisogno di una medaglia al collo per guardarmi allo specchio e sapere che avevo vinto. Certamente correre mi ha regalato libertà, ha alimentato la mia voglia di vivere e mi ha dato la soddisfazione di leggere gli occhi colmi di orgoglio della mia famiglia e dei miei affetti più cari!”

La vita è piena di sorprese. A volte anche le brutte cadute servono a farci rialzare più forti di prima. Per lei è stato cosi?
“Tutti dovremmo imparare a trarre del buono anche dalle cose negative, perché la vita è così per tutti… ognuno alle sue! Se tutto filasse sempre liscio, sai che noia?! Bisogna avere tanto coraggio e amore per la vita”.

Lei si è messa in gioco in vari ambiti, non solo in quello sportivo. L’atletica, però, rimane sempre il suo primo amore?
“Io ne ho tanti di amori,certamente lo spot prende la fetta più grande”.

Cosa si sente di dire a chi vede sempre il bicchiere mezzo vuoto?
“Vorrei dire che bisogna avere coraggio, guardare avanti e non voltarsi indietro, perché il passato non si cambia. Aprire nuove porte, alle volte, può regalare cose grandi e inaspettate”.

Secondo lei, abbiamo abbastanza rispetto per noi stessi e per la nostra vita, oppure no?
“Francamente? Credo di no! Bisogna lavorarci molto di più. Questa società tende a venderci come piatti fondamentali della tavola cosa che non siamo affatto e che potrebbero essere considerate solo un contorno”.

A cura di Nicola Luccarelli – Foto di Fabiano Venturelli

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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