Un esagono di velluto rosso e giallo dall’effetto quasi ipnotico. Sono i giganteschi cicloni che si sono formati al Polo Sud di Giove, grandi quanto gli Stati Uniti. Li ha fotografati la missione Juno della Nasa grazie allo strumento italiano Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), realizzato da Leonardo sotto il coordinamento dell’Asi in sinergia con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).

La sonda ha anche un altro strumento italiano, KaT (Ka-band Translator) realizzato da Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) con il contributo della Sapienza e finanziato dell’Asi. Giove è un luogo turbolento. Il suo colossale ciclone rosso è la tempesta piĂą famosa del pianeta. Ma quando la sonda Juno arrivò nel 2016, trovò qualcosa di ancora piĂą tempestoso: le regioni polari del gigante gassoso.

Al polo nord infuriavano nove tempeste: una grande centrale e le altre disposte attorno. Al polo sud, ce n’erano sei, larghe quanto gli Stati Uniti: di cui cinque disposte in un pentagono quasi perfetto attorno a un ciclone centrale. Non si sapeva molto su queste tempeste. Erano caratteristiche permanenti o sarebbero state presto spazzate via? Grazie ai dati di Juno, si sa che le tempeste sono piuttosto persistenti.

Ma, nel piĂą recente sorvolo ravvicinato, a 3.500 chilometri da Giove, Juno ha fotografato qualcosa di nuovo. Le tempeste al polo sud non avevano piĂą la forma di pentagono, ma quella di un esagono: c’era un nuovo arrivato. “I dati dello strumento Jiram indicano che siamo passati da un pentagono di cicloni a una disposizione esagonale”, dice l’astrofisico Alessandro Mura dell’Inaf. Il nuovo arrivato, spiega, “è piĂą piccolo rispetto ai suoi sei ‘fratelli’: ha le dimensioni del Texas. Forse i dati Jiram provenienti da futuri voli mostreranno che il ciclone arriverĂ  alle stesse dimensioni dei suoi vicini”.

Queste strane configurazioni di tempeste non appaiano altrove nel Sistema Solare e studiarle può aiutare a capire meglio la dinamica delle atmosfere dei giganti gassosi.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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