Pensione e giovani: due termini che procedono su due binari ben separati sembrano aver destato una qualche forma di attenzione da parte del governo, che ora punta ad ampliare la platea di coloro che con il sistema contributivo (quello che ormai riguarda tutte le nuove generazioni) potranno andare in pensione con 63 anni e 7 mesi garantendo loro un assegno minimo di 650-680 euro.

Questa almeno è la proposta avanzata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, durante l’incontro avvenuto con i sindacati che si è svolto nel corso della giornata di ieri. L’ipotesi è di abbassare il coefficiente per il calcolo contributivo da 1,5 volte l’assegno sociale a 1,2 volte.

Il tema delle pensioni dei giovani con carriere discontinue è “aperto” ma “non è urgente”, hanno sottolineato il ministro del Lavoro, e il consigliere economico di Palazzo Chigi, Marco Leonardi. “Non è un problema urgente – ha detto Leonardi – va discusso e affrontato ma non è un punto urgente all’ordine del giorno perché riguarda giovani che andranno in pensione tra 20 anni”.

Intanto, il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha asserito: “Abbiamo registrato una disponibilità del governo ad affrontare i temi legati alla prospettiva previdenziale per i giovani e alla previdenza complementare”. In particolare è stato evidenziato come “la base di una pensione adeguata non possa essere 1,5 volte l’assegno sociale ma che appunto la soglia vada rivista al ribasso”, soprattutto per chi ha una carriera discontinua o carente a livello delle retribuzioni.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui