Le lacrime di Giampiero Ceccarelli a casa mia dopo il fallimento del Cesena calcio me ne hanno fatte venire in mente altre. Quelle dell’ultimo senatore teatrale al Manuzzi dopo la matematica salvezza ottenuta in campo con la vittoria sul Parma, merito della doppietta non certo di Giorgio Lugaresi, ma di Moncini. Però ripercorrendo il tempo, rammento anche quelle della bandiera bianconera versate il giorno del suo addio al calcio, davanti a uno stadio che lo omaggiava e lo consacrava il migliore di tutti i tempi. 
Le lacrime sono stato sempre convinto sono la confessione di sofferenza maggiore che un essere umano possa palesare: dolore fisico ma anche interiore, urgenza di qualche cosa che da dentro chiede e pretende di uscire e che tu non puoi frenare.
Questa impotenza nell’immaginario comune non viene avvicinata ai cosiddetti eroi della domenica, a quelli che hanno macchine soldi donne e fama. Si fa fatica anche ad accettarla nella vita di tutti i giorni (piangere è concesso con parsimonia solo alle donne) perché ti spiazza: quando uno piange non sai mai come comportarti.

Eppure credo che sia la rivelazione più intima che ognuno possa fare verso l’altro. Ecco perché le lacrime di Giampiero Ceccarelli me lo hanno restituito per quello che è: un ragazzo di borgata che calciava nel suo cortile, nella corte della Rocca Malatestiana a 5 anni prima di diventare un giocatore, una persona vera, sincera, schietta prima che un atleta, un essere umano prima che un personaggio pubblico nel mondo dello sport.
Uno che ha messo in pubblico un momento estremamente privato senza vergogna cercando sì di dissimularlo ma nemmeno tanto, perché da professionista è sempre stato il primo ad allenarsi con tutti, ma con due in particolare: Radice e Marchioro.


Questo, ai miei occhi, non lo assolve da tanti altri atteggiamenti avuti in passato, ma lo ridisegna, se volete lo ridimensiona anche in questo periodo per colpa di dirigenti con il pelo sul petto: sarei curioso di sapere che ne pensano ora i tantissimi ragazzini che lo hanno eletto a loro icona, cosa dicono del loro idolo che si è comportato come forse anche loro fanno, ovvero in modo ingenuo anche quando credi che la famiglia ti sostiene in tutto.
Non voglio santificare Giampiero Ceccarelli, lo ripeto, non ha certo bisogno di me, ma credo che le sue lacrime siano state davvero vere e provino che alla fine la sua debole scorza tanto decantata e i suoi muscoli esibiti a ogni gara sospinto pure al gol fossero solo una corazza dietro la quale si è nascosto finora.
Avere il coraggio di mostrare le proprie emozioni e far capire agli altri quello che si prova in quel momento credo che sia la manifestazione di forza maggiore che ogni essere umano possa fare dopo il quale ci si sente e si appare ancora più forti ma soprattutto più veri se intorno a te rimangono i veri amici dopo una bufera come quella del vecchio Cesena scomparso nel nulla per colpa di una triade che ha saputo spremere persino la propria cassaforte.

Giampiero Ceccarelli lo conosco come le mie tasche, assicuro e rassicuro tutti che questo capitano d’Europa con le fideiussioni non c’entra proprio un fico secco, si è solo fidato di arrivisti alla ribalta, solo perché nel suo cuore scorre non il sangue rosso, ma quello bianconero sin dalla sua nascita.

Ciò che lo fa stare male è la condanna definitiva che ha ricevuto dai barbari di corso Cavour, che per salvarsi dalle invasioni debitorie, si sono concessi la libertà di giocare inconsciamente anche con i sentimenti del più debole, di quel ingenuo come lo era da bambino Giampiero Ceccarelli all’oscuro di tutto, ma che si è fidato solo e solamente per amore indefinito nei confronti del cavalluccio.

Le sue lacrime vere e sincere hanno fatto si che il mio caro amico avvocato Giovanni Principato gli aprisse la porta dell’assoluzione con la speranza di ottenere in futuro dopo i processi anche un forte risarcimento morale nei confronti di chi ha condannato un uomo a beneficio di bilanci oscuri.

Il Direttore editoriale Carlo Costantini – Foto Vittorio Calbucci

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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