Lo sci italiano vive di momenti, di sussulti, se vogliamo di generazioni che non sempre si susseguono sia per talenti che sbocciano, che per successi.

In campo maschile sono distanti i tempi della valanga azzurra, quando Thoeni e Gross capeggiavano un gruppo capace di vincere su ogni terreno e fare da traino ad un gruppo di ragazze che, in slalom speciale, divennero la valanga rosa; arrivarono poi i tempi di Tomba e della Deborah Compagnoni, talenti indiscussi ed inarrivabili, che avrebbero potuto vincere assai di più se… Tomba fosse probabilmente stato più portato al sacrificio (non che non ne abbia fatti, però con quel talento ….) e la Deborah meno colpita da una serie di infortuni piuttosto gravi che ne hanno sicuramente limitato la quantità di possibili vittorie.

Proprio con la Compagnoni è arrivata la prima tripletta femminile, in un gigante disputato in Norvegia, il 2 marzo del 1996, quando dietro a Deborah, si piazzarono la Panzanini e la Kostner, altra bravissima interprete della velocità, e capace di aggiudicarsi la Coppa della libera in due edizioni della CdM.

Da allora lo sci azzurro al femminile è vissuto di qualche individualità, ma anche di tanti talenti cui non sempre la fortuna è stata amica, come nel caso delle sorelle Fanchini, Elena e Nadia, entrambe capaci di vincere due gare di Coppa del Mondo, oltre a medaglie pregiate ai Mondiali, ma bersagliate da infortuni in serie, anche piuttosto gravi, che ne hanno certamente frenato una carriera che avrebbe potuto essere ben più vincente.

Insieme alle Fanchini, a Manuela Molgg, a Daniela Merighetti, sono cresciute Federica Brignone (figlia di Ninna Quario, una delle componenti la prima valanga rosa) ed Elena Curtoni, maturate lentamente (la Brignone è del 1990, la Curtoni del 1991), considerando che fanno parte della Nazionale da quasi un decennio, non troppo costanti nei propri risultati, ma a loro volta indispensabili per la crescita e la maturazione prima di Sofia Goggia (1992) e poi di Marta Bassino, la più giovane del lotto, essendo nata nel 1996.

Da questo gruppo, particolarmente bravo nelle prove veloci, è nata la nuova valanga rosa, capace anche di emula la Compagnoni e compagne nel portare a casa vittorie ed addirittura tre triplette; la prima negli USA, nel gigante del 19 marzo 2017, con Brignone, Goggia e Bassino, la seconda in Austria, nella libera del 14 gennaio 2018, con Goggia, Brignone e Nadia Fanchini, mentre la terza è recentissima, il 25 gennaio scorso, quando in Bulgaria, la discesa libera ha visto sul podio la Curtoni, la Bassino e la Brignone.

Quella attuale è indubbiamente una stagione magica per le ragazze azzurre, nonostante i problemi fisici di Sofia Goggia, probabilmente la più talentuosa del gruppo; sono infatti ben sei le vittorie già ottenute (ed olre alla tripletta sono arrivate due doppiette ed una serie di piazzamenti sul podio mai così numerosi) e mancano ancora diciannove gare da disputare, solo quattro delle quali di speciale, l’unico terreno dove ancora manca chi sappia entrare costantemente nel novero delle favorite.

Un grande gruppo e grandi individualità per queste ragazze italiane che sono cresciute una grazie all’altra, con il lavoro, la serietà, l’esempio; il tempo ha anche portato ad una indispensabile crescita mentale, perché senza la “testa giusta”, nello sci, come nello sport e non solo, non si raggiunge alcun traguardo, il talento è gran cosa, ma da solo non basta e lo dimostrano proprio le nostre ragazze, cui nelle stagioni passate mancava spesso l consapevolezza di potercela fare, di essere in grado di vincere, tutte nessuna esclusa, anche a fronte di avversarie fortissime.
La valanga rosa è tornata, combattiva come non mai, talentuosa come non mai e sarà dura per tutte la via della vittoria, qualunque sia il terreno o il pendio, le condizioni meteo e quelle del ghiaccio.
Brave dunque alle ragazze azzurro rosa e un grande in bocca al lupo per questa e le stagioni a venire.

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – Foto Ansa

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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