Dopo una stagione in cui è arrivato il terzo posto nella classifica finale ed una storica qualificazione in Champions, cosa chiedere di più all’Atalanta di mister Gian Piero Gasperini?

Certo a Bergamo si sogna ad occhi aperti e, perché no, visto che l’appetito vien mangiando mai porre limiti alla “provvidenza” riguardo al superamento del Girone in Europa, dove indubbiamente il Manchester City appare fuori portata, ma chissà se lo sono anche i croati della Dinamo Zagabria (formazione contro cui la Dea esordirà in Champions, fuori casa il prossimo 18 settembre) e gli ucraini dello Sachtar Donec’k?

L’avvio di campionato, intanto ha riservato ai nerazzurri la vittoria a Ferrara (3-2), dopo aver rimontato due reti e la sconfitta (sul neutro di Parma, sempre con un 3-2 finale) contro il Torino reduce dall’uscita nei preliminari UEFA contro il Wolverhampton, con la formazione di Mazzarri in vantaggio, la rimonta ed il sorpasso atalantino e le successive due reti granata a sancire un risultato tutto sommato inaspettato, anche perché il Torino era alla quarta, difficile, partita in dieci giorni.

Come accade da anni ormai, anche quest’anno il mercato orobico ha visto parecchi movimenti sia in entrata che in uscita; i primi non tutti finalizzati a rimpolpare la rosa di Gasperini, mentre per i secondi si registrano ancora una volta uscite importanti di giovani cresciuti nel prolifico settore giovanile della Dea, una vera fucina nello sfornare talenti importanti (e carissimi) con grande continuità.

Proprio da qui parte, a mio modesto parere, la crescita esponenziale dell’Atalanta Bergamasca Calcio, e dalla serietà con cui si lavora a Bergamo, piazza caldissima e passionale, ma che non batte ciglio di fronte alle cessioni di quei ragazzi messisi particolarmente in mostra e che, il calcio d’oggi fagocita con grande velocità, ancor prima che abbiano davvero dimostrato di essere veri gioielli.

Sta di fatto però che in casa Atalanta siano bravi a crearli questi gioielli e non abbiano timore a lasciarli andare, beninteso a fronte di offerte dove i milioni messi in cassa valgono ben un sacrificio, per importante che sia.

Che dire poi di Gian Piero Gasperini, tecnico forse troppo presto scartato dalle grandi dopo un’apparizione non certo fortunata sulla panchina dell’Inter? Il mister piemontese ha certamente fatto tesoro di quell’esperienza negativa, continuando a lavorare con grande volontà ed energia prima a Palermo e poi al Genoa, prima dell’approdo alla Dea nell’estate del 2016, succedendo ad Edj Reja e prendendo le redini di una formazione finita tredicesima, ma pronta per spiccare il volo, anche grazie alla promozione in prima squadra dei migliori giovani del fertile vivaio.

L’inizio, a dire la verità, non è stato dei migliori, perché dopo cinque giornate era arrivata solamente la vittoria casalinga contro il Torino a corredo di quattro sconfitte, ma a Bergamo non si sono posti il problema e un mattone dopo l’altro è arrivato un inaspettato, quanto entusiasmante quarto posto e la qualificazione Uefa; vero, insieme a cessioni importanti, ma come dire no a10+4 milioni per De Roon, costato appena 1,5 milioni un anno prima? E si poteva far finta di nulla davanti alle offerte per Caldara (rimasto ancora 18 mesi a Bergamo) di 4+15+6 milioni della Juventus e i 2+20+5,5 milioni dell’Inter per Gagliardini?

Il settimo ed il terzo posto successivi sono ormai storia, come i tanti milioni arrivati per Cristante (pagato 5 milioni e venduto un anno dopo per 21), Kessie (28 milioni), Conti (25 milioni), Petagna (12 milioni a fronte dei 5 pagati) e la lista può continuare e continuerà sicuramente nelle prossime stagioni, perché questa è la via scelta, la sola davvero percorribile quando non si ha lo sceicco o il grande gruppo industriale alle spalle, ma “solamente” serietà, competenza e tanta voglia di lavorare.

E quest’anno? naturale che quando arrivano questa sfilza di risultati si cerchi sempre di migliorare o comunque di mantenersi su certi valori, anche se la concorrenza è di primo piano ed in tante hanno cercato di rafforzarsi; poi, come già ampiamente detto, c’è la Champions ed allora ecco arrivare uno come Muriel, bravissimo ma discontinuo, che però a Bergamo sono convinti troverà l’ambiente ideale per diventare un giocatore bravo per tutta la stagione e non solo nelle dieci/quindici partite in cui gli “gira” per diritto; oppure l’ucraino Malinovs’kyj, un trequartista di ventisei anni, nazionale del suo paese, in grado di dare il cambio ad Ilicic o di affiancare lui ed il Papu Gomez alla bisogna; senza dimenticare un altro neo arrivato come la vecchia conoscenza del calcio italiano del difensore Kjaer e le tante preziose conferme dei già citati Ilicic, Gomez e di quel Duvan Zapata dimostratosi tra i migliori bomber del campionato italiano.

Poi c’è sempre lui, Gian Piero Gasperini, ovvero una garanzia che, messe da parte le tante offerte pervenutegli (specie dalla Roma), ha deciso di “ripartire” da Bergamo, perché i traguardi raggiunti non sono mai un punto d’arrivo, ma la miglior condizione per ricominciare, anche se non proprio d’accapo.

Il Direttore Maurizio Vigliani – Foto Ansa

 

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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