Otto giornate e cinque punti di vantaggio sulle più immediate inseguitrici, questo ha detto il turno appena andato in archivio nel massimo torneo calcistico, con una Juventus che stenta ma vince e le altre “presunte” pretendenti al titolo che ai fatti spesso preferiscono le parole e, meglio ancora, i lamenti.

E’ il caso del Napoli, sconfitto in casa dalla rediviva Roma, che sfrutta bellamente le solite manchevolezze partenopee; gli azzurri ancora una volta dopo Bergamo, si fanno male da soli, con l’ennesima stupidata difensiva e buttando a mare l’unica punta rimasta in organico dopo l’infortunio di Milik, quel Gabbiadini che Sarri non apprezza, non è un centravanti, e non si capisce perché sia rimasto in organico.
Partito il Pipita, non era più opportuno spendere i tanti soldi incassati (o da incassare) per rifare l’attacco? Il buon Manolo, ormai lo sanno anche le pietre del Vesuvio, non è nelle grazie del mister e quindi perché non acquistare almeno due attaccanti “veri” e magari un giovane da far crescere con calma?
Inoltre, perché inserire in organico gente come Diawara, Giaccherini, Rog, e poi non farli mai giocare? A Napoli la solfa è sempre la stessa, con un ADL che si lamenta del fatturato (ma chi deve lavorare per farlo crescere?), l’allenatore che quando vince è un fenomeno e quando perde c’è sempre un colpevole esterno, ed un ambiente che fischia chi dovrebbe incoraggiare ed applaude chi andrebbe preso per le orecchie; sette punti di distacco dopo otto giornate la dicono lunga su di una formazione (ed una Società) cui andrebbe dato meno spazio, e meno considerazione, da parte dei media e che fino a quando non cambierà mentalità non raggiungerà mai nessun traguardo.

Al secondo posto la Roma di Spalletti, che vince a Napoli ma è ben lungi dall’aver trovato continuità e l’assetto giusto, si gode un cannoniere più contestato che considerato ed un Salah che se gli lasci spazio ti punisce; i giallorossi sono una buona formazione, specie dalla cintola in su, ma devono fare perennemente i conti con un ambiente troppo esasperato per essere utile a Società e squadra, in questo momento tutto pare filare liscio, ma gli equilibri romani sono davvero sempre troppo precari per essere durevoli.
Insieme alla Roma troviamo un Milan sin qui ben al di sopra delle attese, che sa sfruttare le occasioni favorevoli (comprese quelle arbitrali) e sta migliorando anche nel gioco; difficile dire se la formazione rossonera riuscirà a dare continuità a questo buon inizio di stagione, anche perché sinora le polemiche sui nuovi proprietari, l’assetto societario e diversi ex rossoneri scontenti, hanno lasciato fuori Montella ed i suoi ragazzi, ma il lavoro sul campo sta pagando ed insieme ai risultati crescono certamente consapevolezza ed autostima, qualità spesso mancate nelle stagioni precedenti.
A quota 14, detto del Napoli, troviamo altre due formazioni inattese e che si scontreranno nella giornata a venire: Lazio e Torino; i biancazzurri hanno pareggiato l’ultima solo al novantasettesimo e su rigore, ma se i numeri contano qualcosa, quelli di Lazio-Bologna raccontano di un incontro quasi a senso unico, anche se poi, nel calcio gli errori si pagano e non ci si può lamentare se il portiere avversario fa i miracoli, altrimenti cosa lo si manda in campo a fare?
Domenica la Lazio va a Torino e lo scontro con i granata darà ancor di più la misura di cosa ci si potrà aspettare dalle due formazioni; i torinisti hanno iniziato in modo un po’ stentoreo, ma la vittoria contro la Roma ha palesato qualità interessanti, confermate in modo perentorio contro la Fiorentina ed in quel di Palermo, con i rosanero annichiliti dopo il vantaggio iniziale e rivisti in campo solo quando Hart e compagni (sul 4-1) hanno abbassato leggermente la guardia, il Torino ha un attacco di qualità, ma tutta la squadra sta crescendo e non ci sarebbe da stupirsi di vederla in alto anche a fine stagione.

Classifica già lunga e con deluse e deludenti già ben individuate, a partire dall’Inter, dove le polemiche non finiscono mai e dove, in estate, bisognava avere il coraggio di non fermarsi alla cacciata di Mancini, incassando tanti soldi con il “signor IcardiNara”, la cui cessione avrebbe portato a liberarsi in un sol colpo di due piccioni con una sola fava e depurato l’ambiente meglio di un deodorante; scrivere tante stupidate è solo l’ultima delle performance di Maurito, gemello-diverso di Balotelli, ma che evidentemente come Mario era in coda per i tacchetti degli scarpini mentre veniva distribuita la saggezza.
Anche a Firenze non si scherza, i viola pareggiano con l’Atalanta (rischiando seriamente più di perdere che di vincere) e pur con una partita da recuperare, viaggiano ben distanti da quello che ci si attendeva; Paulo Sousa è certamente un buon allenatore, ma a volte scambia la concretezza con la poesia ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti.

Per ultimo ho lasciato un trio che conferma un andazzo già visto: Sampdoria, Udinese e Palermo, proseguono negli stenti e dopo i cambi sulle panchine friulana e siciliana, solo la vittoria nel derby, potrebbe salvare (temporaneamente?) il prode Giampaolo, che qualcuno continua generosamente definire “buon allenatore”, ma che se fosse bravo quanto presuntuoso alla fine i risultati sarebbero altri, invece di aver messo in bacheca più esoneri che punti in classifica.
La fortuna del terzetto è che Crotone ed Empoli hanno poco da mettere sul piatto (con un Saponara concreto e solido come una bolla di sapone ed i calabresi che finalmente tornano allo Scida, ma palesemente bravi nel gettare via occasioni su occasioni), ma se appena appena Martusciello e Nicola troveranno la quadratura del cerchio, ci sarà davvero poco da ridere dal Friuli alla Sicilia, passando per la Liguria.

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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