Tutto è bene quel che finisce bene, almeno per il cantante Biagio Antonacci che è stato infine assolto dalla terza sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Luigi Varanelli, dall’accusa di evasione fiscale perché “il fatto non è più previsto dalla legge come reato”.

Infatti, secondo l’accusa, il cantautore milanese era colpevole di aver evaso 3,5 milioni di euro, attraverso l’interposizione di tre società, di cui due italiane e una estera. Il pm aveva domandato una condanna a 18 mesi, perché riteneva che il cantante avesse pagato, attraverso queste società, anche sue spese private, come il “noleggio di un gommone” e il “quadriciclo elettrico per la sua casa di Bologna”.

Dunque, sempre a detta dell’accusa, Antonacci avrebbe trasformato “i redditi da lavoro autonomo, soggetti all’aliquota progressiva più elevata, in redditi d’impresa, soggetti ad aliquota proporzionale più favorevole”.

Successivamente, il cantautore aveva regolarizzato la propria posizione con l’agenzia delle entrate.

Alla fine, il giudice ha dichiarato prescritto il reato di infedele dichiarazione dei redditi per quanto riguarda gli anni compresi tra il 2004 e il 2007. Quanto alla presunta evasione fiscale del 2007, secondo il giudice, “il fatto non è più previsto dalla legge come reato” perché, ai sensi della nuova normativa, “le evasioni fiscali inferiori ai 150 mila euro non sono più penalmente rilevanti”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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