Che i matrimoni fossero in declino lo si sapeva già da un po’, ma la situazione registrata dall’Istat e ripresa dal Censis è peggiore di quanto non si potesse immaginare.

Per prima cosa, nel 2014, in Italia, sono stati celebrati 127.936 matrimoni religiosi in meno rispetto al 1994: negli ultimi vent’anni infatti, le celebrazioni si sono dimezzate.

Lo studio, denominato “Non mi sposo più”, delinea un quadro piuttosto desolante di un’istituzione che, in un paese tradizionalista come il nostro, ha da sempre vincolato le scelte di vita. Ma ora, secondo il rapporto del Censis, le cose sono cambiate e il matrimonio non è più visto come necessario per lasciare la casa dei genitori e per iniziare una vita insieme creando una nuova famiglia.

Insomma, il matrimonio non è più il “baricentro della vita”; i figli nati dentro e fuori le nozze sono tutti ugualmente legittimi, i patti di convivenza recentemente approvati spingono a non impegnarsi in un matrimonio, le coppie di fatto e le coppie sposate sono equiparate.

E’ importante ricordare che alla base di tutto questo c’è anche la disaffezione per la religione cattolica e lo svuotamento delle chiese. “Noi abbiamo proiettato in avanti le tendenze degli ultimi vent’anni, e lo scenario futuro è quello di un’Italia a matrimonio religioso zero”, ha detto Massimiliano Valerii, direttore del Censis, “un dissolvimento totale di questa istituzione, perché ormai la crisi è globale, e riguarda sia i riti civili, che hanno smesso di crescere, sia in particolare quelli in chiesa, che sono in caduta libera”. “In pratica – ha affermato Valerii – abbiamo visto che tra il 1994 e il 2014 si sono ‘perduti’ 128mila matrimoni religiosi, cioè 6.400 all’anno. E lo scorso anno i riti in chiesa sono stati 108mila. Ecco: se, partendo da questo dato, togliamo ogni anno 6.400 cerimonie, il risultato è che in 17 anni, cioè nel 2031, i matrimoni benedetti dal prete saranno azzerati”.

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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