Quale impatto ha ed avrà il coronavirus su un settore già in crisi anche senza pandemie qual è oggi l’editoria?
Certo non si poteva dire che la carta stampata e l’editoria in generale vivessero un momento felice; sovrastate da internet, dai social e da quella mancanza di “voglia” di approfondire che è oggi del nostro mondo, che corre sempre più velocemente e non si sente attratta dalla necessità di capire se ciò che ha letto o sentito è la verità oppure rappresenta la “fantasia” di qualche buontempone o di chi approfitta, a proprio vantaggio, di un momento culturalmente davvero infelice.

La risposta della gente ad un qualcosa di sconosciuto l’abbiamo vista, la paura ha avuto spesso la meglio sul raziocinio, sull’uso dell’intelligenza, perché cosa può determinare l’assalto ai supermercati? Per cosa poi? Fare incetta di latte fresco, che dopo due/tre giorni finirà nel lavandino perché ormai imbevibile, salvo ritrovarsi davvero all’ospedale e con qualcosa di peggio del coronavirus? E i detergenti per le mani? Da trenta euro in su per una confezione di Amuchina che solitamente non supera i tre/quattro? C’è di mezzo la salute? Ma per favore!!! Dall’ingenuità e dall’ignoranza alla stupidità ce ne corre…

Girare in questi giorni per le città italiane è come farlo ad agosto, il tragitto per andare al lavoro si è dimezzato nell’ordine di tempo impiegato e persino i mezzi pubblici scontano la paura del contagio; in giro si vedono solo studenti, visto che le scuole sono per lo più rimaste chiuse anche dopo il carnevale, anche in gruppi discretamente numerosi, magari affollati in località sciistiche delle zone in cui il virus c’è eccome, ma su questo è meglio sorvolare e se la carta stampata ne parla, beh, peggio per loro!
Funivie magari piene dunque, mentre davanti alle edicole c’è il vuoto assoluto ed i resi sono praticamente identici al numero di copie arrivate al mattino presto, mentre anche le librerie registrano lo stesso voto delle aule scolastiche, quasi che comperare un libro possa essere più pericoloso che accalcarsi in una funivia piena zeppa di gente che si alita addosso! Anche questo è il coronavirus! O forse è solo l’oggi che viviamo, nel bene come nel male.

Di certo l’economia, in generale e di tutto il mondo, sta facendo i conti con un problema scoppiato all’improvviso e che si sta allargando a macchia d’olio, visto che ormai i casi non sono chiusi in poche aree geografiche, ma si stanno diffondendo anche là dove i colpiti non si sono mai mossi da casa propria e senza vedere cinesi o italiani provenienti da Wuhan o Codogno.

Editoria e coronavirus, un connubio di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, un connubio non voluto certamente, specie il virus, anche se ormai per gli italiani pure l’editoria sembra ormai essere diventata alla stregua di un virus da evitare, da cui stare distanti, perché vuoi per caso che la “cultura” si impossessi di te e ti aiuti a ragionare con la tua testa invece che con quella della massa dei social? Che carta stampata e libri possono aiutarci ad aprire la mente, a farci ragionare, pare ormai sia diventato un pericolo, molto meglio mandare a fondo un settore intero della nostra già disastrata economia, tanto per seguire la D’Urso, “Uomini e donne” ed i social mica c’è bisogno di essere acculturati!

Come direbbe il buon Troisi, non ci resta che piangere, tanto qualcuno che ride c’è di sicuro, come sempre e, come sempre, alle nostre spalle, anzi, sulla nostra testa!

Il Direttore responsabile Maurizio Vigliani – fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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