…E QUINDI USCIMMO A RIVEDER LE STELLE

Così cantava Dante Alighieri nell’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia, dopo aver faticosamente attraversato la “natural burella”, allo stesso modo noi dovremmo usare questo momento di pausa forzata per riflettere, ricaricarci di energia, pensare a tutto quello di cui solitamente non abbiamo avuto il tempo di occuparci, e al via, tornare diversi, e piu’ contagiosi di prima.

Stiamo fronteggiando una crisi globale, forse la più grande della nostra generazione, e le decisioni delle prossime settimane, della gente e dei governi disegneranno il mondo futuro, non solo i nostri sistemi sanitari, ma anche l’economia, la politica, e la cultura.
Fondamentale sarà chiedersi in quale modo vogliamo vivere una volta passata la tempesta.
Si, perchè la tempesta passera’, ma l’umanità’ sopravviverà’, e noi abiteremo un mondo diverso!
Molte misure di emergenza dell’immediato diventeranno qualcosa di duraturo; questa e’ la natura dell’emergenze, di accelerare i processi storici, decisioni che in tempi normali richiederebbero anni di gestazione vengono assunte nel giro di poche ore.

Il domani non è mai uno solo!
Gli esperti di studi sul futuro tengono a precisare che, nella loro disciplina, si dovrebbe sempre parlare di “futuri”, al plurale, perchè è sempre difficile far previsioni, ma soprattutto perchè il futuro si puè solo sceglierlo, e non solo subirlo.
Se pensiamo che solo tre mesi fa, e sembra passata un’era geologica, i leader mondiali discutevano a Davos, in occasione dell’annuale World Economic Forum, su come avviare una trasformazione profonda del capitalismo, per renderlo più sostenibile sul piano ambientale e meno disuguale su quello sociale, e i politici presentavano i loro Green New Deal, cioè i piani finanziati dai governi per trasformare i sistemi economici e combattere la crisi climatica, così da rispondere alla domanda di cambiamento proveniente dai giovani di tutto il mondo.

Il Coronavirus ci ha insegnato una cosa molto semplice: che i confini non esistono, perchè facciamo parte tutti di una stessa Umanità, che siamo tutti fratelli, le stesse cose che aveva detto duemila anni or sono Gesù Cristo e messo in croce proprio per questo.
Oggi dovremmo avere il coraggio di iniziare dall’anno zero, e costruire una società fondata sull’Amore, dove nessuna religione deve rivendicarne il primato, dove tutti devono lavorare per la pace, dove deve essere bandita per sempre la guerra, tutte le guerre, comprese le guerre economiche e finanziarie.
Una società nuova, rispettosa dell’ambiente, capace di governare la globalizzazione, con un’ agricoltura rispettosa della natura, privilegiando quella biologica, e quella a Km zero.

Dobbiamo avere il coraggio di passare da una societa’ ossessionata dalla corsa, e della competitività a quella dell’andar piano e della solidarietà globale.
Occorrerà valorizzare le competenze.
Sarà giunta finalmente l’ora dei Millennial per la ricostruzione?
Sono loro ,sono i giovani, i figli di mezzo della storia, che per anni li abbiamo trastullati in un’annoiata disperazione con le coccole di un mondo ricco, protettivo, diviso in buoni e cattivi, fino ad ora perennemente adagiati sulla strada del precariato, orfani del benessere, delle ideologie, di un missione epocale.
Incazzati con le generazioni precedenti, ma senza le palle per incazzarsi davvero, per prendersi il loro posto nel mondo, come avevano fatto i genitori.
Bene, è arrivato il loro momento!

La ricostruzione spetterà a gran parte di loro.
Abbastanza vecchi per conoscere i meccanismi del mondo, abbastanza giovani per rimetterlo in moto.
Costerà energie, costerà competenze, ma le avranno!
Ci sarà da costruire una cultura, una filosofia di vita e di morte, prima ancora che un’economia.
Forza millenial, forza giovani, è il momento di entrare da protagonisti nei libri di Storia.
Comunque vada, dovrete provarci!

A cura di Sandra Vezzani editorialista – Fotolia

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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