Domenica mattina, sto facendo qualche ricerca al computer per preparare alcuni articoli e, come d’abitudine, accendo il televisore per farmi compagnia, un po’ di zapping ed un’occhiata ai canali di sport, c’è gente che marcia e l’occhiata diventa curiosità dato che uno degli inquadrati lo riconosco eccome, è Alex Schwazer che rientra dopo quasi quattro anni di squalifica per doping.

Si gareggia per la Coppa del Mondo a Squadre sui 50 chilometri, a Roma, e davanti c’è un gruppetto di 4/5 atleti, con due italiani tra cui Alex; la gara è iniziata da poco meno di un’ora, ho tempo quindi di continuare con le mie cose, ma ogni tanto lancio un’occhiata al monitor per vedere com’è la situazione.
Schwazer, bronzo agli Europei 2005 e 2007, addirittura oro all’Olimpiade cinese nel 2008, pescato positivo ad un controllo antidoping alla vigilia dell’Olimpiade di Londra 2012, era l’erede di una dinastia di marciatori che avevano dato all’Italia splendidi successi; Dordoni, Pamich, Damilano e poi questo ragazzo altoatesino dai modi gentili e con le ali ai piedi.
Lo sport è competizione persino quando ci si sfida tra celibi ed ammogliati e figuriamoci quando lo si pratica ai massimi livelli; vincere è l’imperativo e la sola cosa che conta, provate a ricordare i titoli dedicati a chi è tra i favoriti alla vigilia di una gara e poi arriva secondo, terzo o ai margini del podio: delusione, polemiche e tutto quanto di negativo si può tirare fuori da uno scavare bieco e tipicamente italico.

Naturalmente non è diverso per il biondino, che alla fama propria aggiunge quella dell’essere fidanzato con un’altra sportiva conosciutissima: Carolina Kostner, la pattinatrice su ghiaccio bella e vincente, la fidanzata che tutti vorrebbero avere.
Schwazer nega tutto, ma poi arrivano le prime ammissioni ed infine un vuotare il sacco che è liberazione da un peso troppo grande per continuare a tenerselo dentro; ovvie le polemiche e la squalifica pesante, come ovvio è il coinvolgimento di Carolina, che Alex tenta di lasciare fuori, ma che poi anche lei ammette, subendo a propria volta una squalifica terminata pochi mesi or sono.

La vita si ribalta per Alex che perde tutto, lo sport, l’amore, amici ed onore, tutto quello che ha costruito con la fatica giornaliera che solo chi la prova sa cosa vuol dire davvero; le luci si spengono, la fama è un ricordo e nulla più, arriva il momento di iniziare una nuova vita.
Ed eccoci all’oggi, al ritorno, alle polemiche che riaffiorano tra chi vive lo sport in maniera pulita e non accetta di convivere con chi le regole le ha infrante; eccoci ad una gara in cui molti avversari erano assenti (non tutti a preparare l’Olimpiade brasiliana, anzi …. I più a sciacquarsi da “residui” pericolosi) ma dove in palio c’era una Coppa del Mondo a squadre da disputare in casa e da onorare.

Oggi è il ritorno alla vittoria, dando persino l’impressione di non fare fatica, o di vivere la stessa in modo liberatorio, togliendosi un peso gravoso che non sarà certo dimenticato da nessuno e farà capolino ogni volta che ci sarà un nastro da cui partire ed un traguardo da tagliare; è il giorno in cui ricominciare a pensare se ne è valsa la pena, perché non è bello perdere da chi sai non essere pulito, ma non è detto si debba seguire per forza la medesima strada.

Ognuno è padrone delle proprie opinioni e quindi di giudicare questo ragazzo e ciò che ha fatto, se sia giusto dargli una seconda possibilità o invece relegarlo nell’antro dei colpevoli; nessuno però lo giudichi mettendosi nei sui panni, perché è troppo facile emettere sentenze senza sapere cosa si prova, quanta fatica fisica e mentale ha fatto Alex Schwazer in carriera e quanti e quali pensieri lo abbiano spinto sull’orlo del baratro.

A cura di Maurizio Vigliani

Redazione IL POPOLANO

La Cesenate

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